Il recente caso della liberazione di Patrick Zaki, detenuto in un carcere egiziano per aver protestato contro il regime di al-Sisi, aveva fatto sperare che si riaccendessero i riflettori sui tantissimi detenuti italiani che si trovano all’estero, talvolta (se non sempre) intrappolati in un complicato “gioco” burocratico/legale. Emblematico, per esempio, è il caso di Enrico “Chicco” Forti, da 22 anni detenuto negli USA con una pena all’ergastolo.
Secondo un recente dossier pubblicato da Libero, attualmente in carcere all’estero si trovano almeno 2.069 italiani (censiti dalla Farnesina), in larghissima parte all’interno dei confini europei. Negli altri paesi UE, infatti, si trovano 1.479 detenuti italiani, che nella sola Germania sono 713, seguita dalla Francia (230) e dalla Spagna (229). Oltre ai confini dell’Europa, invece, la maggior parte degli italiani si trovano nel Regno Unito, dove sono 126, seguiti dalla Svizzera (73). Particolare, tuttavia, anche la quantità di italiani all’estero che si trovano in un carcere americano, in totale più di 170, in larga parte in Brasile (33), Stati Uniti (31) e Argentina (26).
Gli italiani in carcere all’estero: “Più della metà è in attesa di giudizio”
A sconcertare maggiormente, però, parlando degli italiani che si trovano in un carcere all’estero, è il dato che riguarda le loro condanne. Infatti, su 2.069 persone, appena 965 hanno ricevuto una vera e propria condanna in via definitiva, mentre per altre 47 è stata chiesta l’estradizione. Guardando la medaglia dall’altro lato, significa che sono ben 1.057 i detenuti che sono incarcerati, ma ancora in attesa di un giudizio.
Secondo il report di Libero, che spiega anche come molti italiani in carcere all’estero si trovino in condizioni piuttosto complicate, come quelli detenuti in Marocco, Egitto, Emirati Arabi o Asia, la ragione principale che sta dietro a questo complicato fenomeno è l’assenza di fondi per aiutarli. La Farnesina, infatti, è al corrente di ognuno di loro, con i quali intrattiene anche incontri e conversazioni piuttosto regolari, ma che non riesce ad aiutare per via dell’assenza di personale. “Non c’è sufficiente attenzione”, spiega Andrea di Giuseppe, deputato di FdI eletto all’estero e attento ai diritti degli italiani in carcere, “i nostri funzionari li vanno a trovare, ma poi hanno le mani legate. Per questo mi sto impegnando a fare emergere queste situazioni”.