Il cardinale Pierbattista Pizzaballa – patriarca latino di Gerusalemme – ha delineato con chiarezza il profilo del nuovo pontefice Leone XIV – Robert Francis Prevost – descrivendolo come una figura capace di coniugare libertà evangelica e attitudine al governo, con una visione tanto pastorale quanto organizzativa: il Conclave che lo ha eletto – ha osservato Pizzaballa all’indomani di un’udienza privata con il nuovo Papa – si è svolto in un clima che ha definito improntato alla comunione e alla condivisione senza intrusioni o interferenze esterne e chi – eventualmente – avesse letto le polemiche della stampa – ha raccontato con tono disteso – lo ha fatto con leggerezza, perfino sorridendone.
Questo spirito unanime – ha affermato – è testimoniato anche dalla rapidità con cui si è giunti all’elezione: il quarto scrutinio ha chiuso il processo in modo deciso in un’atmosfera coesa e determinata smentendo le attese di divisioni o tensioni sotterranee, ecco perché – secondo Pizzaballa – si può parlare senza esagerazioni di una prova concreta di unità lampante del Collegio cardinalizio.
L’armonia interna – secondo il patriarca – è stata favorita da un desiderio comune di superare le contrapposizioni ideologiche in quanto non si trattava di scegliere una bandiera, ma un pastore e la decisione di orientarsi su un profilo come quello di Prevost – che unisce concretezza e visione – è stata condivisa; nessuno ha forzato i tempi o manipolato i dibattiti ma si è camminato insieme, riconoscendo nella figura di Leone XIV una sintesi credibile per rispondere alle sfide del nostro tempo.
Pizzaballa su Leone XIV e la vocazione della Chiesa: tra evangelizzazione e guida
Il cardinale Pizzaballa ha insistito sul fatto che Leone XIV incarna due anime essenziali per la Chiesa di oggi cioè quella missionaria – forgiata nei territori poveri e periferici del mondo – e quella gestionale, maturata negli anni trascorsi in ambito curiale e lo ha definito come una figura limpida e libera – capace di trasmettere fiducia e raccogliere attorno a sé consensi naturali – grazie anche a gesti simbolici che stanno già tracciando la sua linea spirituale e pastorale come la centralità assoluta di Cristo, invito alla pace, denuncia della crescente disaffezione religiosa che si manifesta in forme di ateismo anche tra i battezzati.
In riferimento all’omelia della messa d’inizio pontificato – durante la quale il Papa ha esortato a farsi da parte per lasciare spazio alla presenza di Cristo – Pizzaballa ha citato la figura di Giovanni Battista ribadendo l’importanza di diminuire perché Dio possa crescere come avviene nelle vere vocazioni al servizio della fede.
Sullo scenario internazionale, il cardinale non ha nascosto il suo turbamento di fronte alle parole pronunciate dal premier israeliano Netanyahu a proposito dell’occupazione di Gaza – definendole difficili da comprendere – soprattutto alla luce di un contesto già martoriato da guerra e disperazione e nonostante non abbia voluto approfondire i dettagli di politica estera, ha fatto cenno alla prossima visita di Trump in Medio Oriente come a un possibile punto critico da osservare con attenzione per cogliere le future evoluzioni e in questo scenario carico di incertezze.
L’elezione di Leone XIV appare – nelle parole di Pizzaballa – come una risposta concreta all’urgenza di una Chiesa meno chiusa su sé stessa e più capace di testimoniare il Vangelo in un mondo frammentato e plurale riscoprendo lo spirito del Concilio di Nicea, secondo il quale Cristo non è soltanto una guida morale o un compagno di cammino ma Dio stesso e e spetta alla comunità cristiana trovare – oggi più che mai – il linguaggio giusto per affermarlo con forza e chiarezza.