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Home » Politica » La proposta del PD sulla riduzione delle leggi, ovvero addio al federalismo

  • Politica

La proposta del PD sulla riduzione delle leggi, ovvero addio al federalismo

“Un colpo allo statalismo” è la sintesi di Bassanini nel presentare il nuovo ddl del PD sulla semplificazione legislativa. In realtà, leggendolo attentamente si scopre che si tratta invece di un vero e proprio “colpo di statalismo”

Luca Antonini
Pubblicato 9 Aprile 2008
veltroni-bassanini_FA1

“Semplificare per crescere” è il nuovo slogan di Veltroni per illustrare un disegno di legge predisposto con Bassanini e diretto a semplificare l’enorme massa italiana di 21.000 provvedimenti legislativi e di 70.000 regolamenti statali. “Un colpo allo statalismo” è la sintesi di Bassanini nel presentare questo disegno di legge. In realtà, leggendolo attentamente si scopre che si tratta invece di un vero e proprio spaventoso “colpo di statalismo”, al punto che forse nemmeno Stalin sarebbe arrivato a tanto.
A parte ogni altra possibile considerazione sulla reale efficacia delle variegate procedure del disegno di legge, c’è un punto in particolare che lascia davvero allibiti. Si stabilisce, infatti, l’obbligo per ogni Regione, entro il 31 dicembre 2010, di rivedere la propria legislazione includendola in non più di 100 Testi Unici e 100 leggi speciali (art. 2, comma 8). Lo Stato ha maggiore fortuna: 100 Testi unici e 1.000 leggi speciali. La differenza però non è solo quantitativa, ma qualitativa: se lo Stato non si adegua in fondo non succede niente, mentre se è una Regione a risultare inadempiente allora scatta una procedura così centralista e antidemocratica da apparire letteralmente “staliniana”.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri, infatti, nominerà un Commissario straordinario (art. 4, comma 2 del d.d.l) che agirà in base alle indicazioni dell’Unità per la semplificazione (l’“Unità centrale” preposta al governo della semplificazione) sostituendosi alla Regione inadempiente e riportandone la legislazione dentro i limiti quantitativi imposti (100+100).
Forse al redattore del disegno di legge è sfuggito un “piccolo” particolare, quel piccolo particolare per cui in fondo si sono fatte le rivoluzioni e che si chiama “democrazia”.
Le leggi regionali, infatti, le decide il Consiglio Regionale, che è un organo eletto direttamente dal popolo e a cui risponde democraticamente. Se una Regione al 31 dicembre 2010 non si è adeguata al numero di 100+100 che cosa succederà? Il Consiglio Regionale verrà sostituto dal Commissario Straordinario che sotto il diktat dell’Unità per la semplificazione ridurrà, abrogherà, cambierà, accorperà le leggi regionali fino ad arrivare a 100+100. Ma con quali criteri? Quali leggi dirà che sono inutili e quali vanno tenute? Potrà dire si toglie il buono scuola e si lascia il poliziotto di quartiere? E con quale responsabilità politica? Ma la democrazia dove va a finire?
Sono tutte domande che non trovano risposta e che lasciano davvero perplessi se non allibiti. Peraltro, il disegno di legge invoca il potere sostitutivo del Governo previsto dall’art. 120 della Costituzione. Tuttavia, quella disposizione era stata pensata riguardo alla sostituzione agli organi amministrativi regionali in casi gravissimi (ex. rifiuti di Napoli), ma non certo per dare ad un Commissario straordinario il potere di sostituirsi ad un Consiglio regionale in un modo quasi dittatoriale quale quello prefigurato dal disegno di legge Veltroni-Bassanini.
Inoltre, il tradimento del federalismo emerge anche da un altro punto di vista. Ormai con la riforma del Titolo V della Costituzione avvenuta nel 2001 le materie passate alla competenza regionale sono moltissime e di grande rilevanza: dal commercio allo sviluppo economico, dalla sanità alla assistenza sociale. Decidere che allo Stato restano 1000 leggi e alle regioni 100 è una proporzione che poteva andare bene con la Costituzione del 1948 non con quella del 2001.
È vero – e su questo chi scrive concorda totalmente con Bassanini – che l’Italia è affetta da un gravissimo problema d’inflazione normativa e di eccesso di burocrazia. Tuttavia, pensare di combatterlo fissando un numero massimo di leggi è molto demagogico e poco efficace: anche l’ultima legge finanziaria era una “leggina” di soli 4 articoli. Ma ogni articolo aveva centinaia di commi e nel complesso erano 316 pagine e quasi un milione di parole! Non è certo fissando un tetto massimo al numero di leggi che si aiuta, in Italia, la certezza del diritto e la semplificazione. Se invece di 20.000 leggi ne avremo 1000 ma piene di centinaia di commi, sul tipo dell’ultima finanziaria, questo produrrà semplificazione o un disordine ancora più spaventoso? Un solo commento finale: “Sognano sistemi talmente perfetti che nessuno avrebbe più bisogno di essere buono./ Ma l’uomo che è adombrerà/ l’uomo che pretende di essere”. (T. Eliot, Cori da La Rocca).


Giudice blocca licenziamenti di massa di Trump nelle agenzie federali/ “Tagli illegali, spetta al Congresso”


(Foto: Imagoeconomica)

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