Più sicurezza in tempi rapidi. E senza scontri ideologici
Secondo il sottosegretario al ministero degli Interni Alfredo Mantovano il governo ha dato un grande messaggio di efficienza al Paese. Rivalutando anche quanto di buono già proposto nella precedente legislatura

Già dal primo consiglio dei ministri il governo Berlusconi si presenta al Paese con un importante “pacchetto sicurezza”: qual è il messaggio che il nuovo esecutivo vuole lanciare dando la precedenza a questo tema?
La prima impressione può essere data da una constatazione di carattere cronologico: i ministri hanno giurato quindici giorni fa, il governo ha ottenuto la fiducia dal parlamento cinque giorni fa, e già oggi è in grado di presentare al parlamento una serie di norme concrete su questo tema così sentito dai cittadini. Alcune norme sono di immediata applicazione, quelle cioè che vanno nel decreto legge; altre, quelli dei decreti legislativi, entreranno in pieno vigore tra trenta giorni; altre ancora, quelle su cui deciderà il parlamento, ma sulle quali il governo chiederà comunque una corsia preferenziale, si punta a farle entrare in vigore prima della pausa estiva. Quindi su voci importanti, che vanno dal contrasto all’immigrazione clandestina, alla lotta all’illegalità connessa a fasce di cittadini comunitari, alla sicurezza stradale, al degrado urbano e conseguentemente al ruolo di sindaci e polizia municipale, fino ad arrivare al contrasto alla mafia, e in particolare ai patrimoni di provenienza illecita: su tutto questo ci sono risposte puntuali e tutte pienamente operative nel giro di un paio di mesi.
Intende dire che questo governo riesce a fare in tempi rapidi quello che non riusciva al precedente esecutivo?
Su questo vorrei invece fare un’altra considerazione: un buon 40% delle nuove disposizioni vengono riprese dal lavoro svolto nella passata legislatura, cioè dall’iniziativa legislativa del precedente governo, che poi non si è riuscita a tradurre in norme operanti, sia per ragioni politiche, sia per ragioni di tempo. Questo a sottolineare che non consideriamo la sicurezza come un tema di parte o di schieramento, ma un tema sul quale ci deve essere un consenso ampio. Per questo non può che essere valorizzato il lavoro, seppure parziale, svolto da altri in contesti di maggioranza diversa.
Quali saranno, concretamente, i cambiamenti che i cittadini vedranno in atto nella loro vita quotidiana a partire dall’applicazione delle norme contenute in questo pacchetto?
Intanto è chiaro che i provvedimenti non sono da bacchetta magica, e implicheranno anche dei tempi tecnici di attuazione. Immagino che qualche effetto comincerà a vedersi nel giro di cinque o sei mesi. Ritengo però che la sicurezza sia una materia nella quale le pendenze che vengono fuori dalle norme – soprattutto questo è un discorso che vale per l’immigrazione clandestina e per la sua strumentalizzazione illecita – lanciano dei messaggi anche al di fuori dei confini nazionali. Finora l’Italia è stata presa di mira perché ritenuta un Paese facile, dove tutto sommato una pezza si trova sempre, anche di fronte a illeciti continuati; da oggi si percepisce con chiarezza che non è più così. Questo mi sembra possa essere un cambiamento importante.
Si è molto discusso dell’introduzione del reato di clandestinità: in particolare si è detto che, inserendo questo provvedimento nel disegno di legge anziché nel decreto, lo si vuole solo enunciare come principio di facciata, pur sapendo che probabilmente non entrerà in vigore. Cosa risponde?
Il fatto che sia andato nel disegno di legge significa una cosa diversa, e molto importante, cioè il rispetto massimo del parlamento; non significa certo fare una turbata, dicendo “facciamo la faccia feroce, tanto poi non si conclude nulla”. Proprio perché era un punto controverso il governo lo consegna al parlamento, e in parlamento ci si aspetta una discussione ampia. Per altro già dalle prime dichiarazioni si immagina che questo sarà un punto sul quale tale discussione non mancherà.
Come giudica invece le critiche sul merito di questa proposta?
Dal mio punto di vista mi auguro che la discussione sia soprattutto sulla efficacia di questa nuova figura di reato, piuttosto che sui profili ideologici. Posto che il clandestino va espulso, si tratta di capire se questo strumento possa essere utile per rendere più efficace l’espulsione. Però su questo il governo prende una decisione che non è di immediato ingresso di una norma, che sarebbe stato molto più impegnativo, ma di proposta al parlamento, cui adesso passa la parola.
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