VERTICE FAO/ Il summit si chiude tra i malumori. Poche decisioni e tanti veti

- La Redazione

Si è conclusa ieri la tre giorni che ha riunito i rappresentanti mondiali per cercare una soluzione alla crisi globale alimentare. Ilsussidiario.net ha raccolto le considerazioni sul tema di ANGELO FRASCARELLI (Docente di Economia e Politica Agraria all’Università di Perugia). All’interno i precedenti interventi raccolti nel Dossier Emergenza Cibo

grano_FN1

Dopo ore di rinvii e veti incrociati, il comitato plenario della Fao è riuscito ad approvare il documento finale del vertice sulla “Sicurezza alimentare”, che contiene le linee guida da seguire nei prossimi due anni per combattere la piaga della fame in un mondo in cui 864 milioni di persone non hanno da mangiare. Un’approvazione arrivata per acclamazione, anche se vi sono state alcune obiezioni, allegate al documento, da parte di Argentina, Cuba e Venezuela.
Il documento finale si apre con queste parole: «Ribadiamo che il cibo non può essere usato come strumento di pressione politica ed economica», un messaggio per dire che nessun Paese può utilizzare il cibo per rafforzare il suo potere, sia in campo politico sia in campo economico. Allo stesso modo, nella dichiarazione finale si definisce senza mezzi termini «inaccettabile» che «862 milioni di persone nel mondo siano ancora oggi denutrite».

Un fallimento? Per molti si tratta di un “fallimento”. Il Ministro degli Esteri Franco Frattini ha definito il documento finale «deludente rispetto alle premesse». La dichiarazione finale, ha osservato il titolare della Farnesina, «purtroppo è stata molto diluita rispetto alle ambizioni iniziali», aggiungendo che se i leader mondiali non riescono a mettersi d’accordo almeno per evitare gli sprechi «in una situazione di drammatica emergenza alimentare questo mi preoccupa».
In particolare, secondo Frattini, è mancata «quella coesione unanime di tutti gli attori, grandi e piccoli del mondo, che sarebbe stata necessaria. Ci sono sì alcune iniziative concrete, ma ci sono state divisioni, punti di vista ancora lontani su alcune grandi strategie pratiche. Come utilizzare i biocarburanti, come promuovere un’agricoltura che sia rispettosa dell’ambiente: ci sono ricette che ancora divergono molto».
Le Ong presenti al summit bocciano il documento finale «perché non è in grado di risolvere il problema della fame». Secondo il forum Terra Preta due sono le accuse principali alla conferenza: non aver coinvolto direttamente i governi e le associazioni locali dei contadini nel processo decisionale scegliendo invece di delegare tutto alla task force Onu; nella bozza del documento conclusivo sono ripetuti gli stessi impegni del passato.

O un successo? Il direttore della Fao, Jacques Diouf ha espresso invece soddisfazione: «Credo che oggi siano stati raggiunti risultati all’altezza delle nostre aspettative. Non è stato facile mettere d’accordo i rappresentanti di 181 paesi diversi», ricordando anche che la conferenza di tre giorni ha raccolto 8,095 miliardi di dollari per fronteggiare la crisi alimentare. L’Italia, secondo quanto aveva annunciato in precedenza il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, si è impegnata a versare 190 milioni di euro.
A fronte delle obiezioni sollevate sulla dichiarazione finale, Diouf ha riconosciuto che si tratta di una «dichiarazione essenzialmente politica, che ha ripreso i punti essenziali dei precedenti accordi e ha riconfermato il nostro impegno per gli obiettivi del Millennio». «Da domani dovremo cominciare a lavorare».

Il nodo dei biocarburanti – Di essi si parla solo al dodicesimo punto del documento con una «semplice raccomandazione» a studi più approfonditi sul loro impatto nella crisi alimentare.
Questo per via di due visioni contrapposte. C’è chi ritiene le coltivazioni per il biofuel, molto redditizie, e pericolose per la sopravvivenza delle altre coltivazioni solo alimentari. Così aumentano i prezzi e la fame. Ai governi dei paesi più poveri sarebbe bastato solo l’annuncio di una limitazione dei sussidi per il biofuel.
I biocarburanti diventano un’opportunità, invece, per Josette Sheeran, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale, »quando il petrolio supera gli 80 dollari a barile, anche se occorre valutarne prima l’ecocompatibilità».






© RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori