VERTICE FAO/ Il summit si chiude tra i malumori. Poche decisioni e tanti veti
Si è conclusa ieri la tre giorni che ha riunito i rappresentanti mondiali per cercare una soluzione alla crisi globale alimentare. Ilsussidiario.net ha raccolto le considerazioni sul tema di ANGELO FRASCARELLI (Docente di Economia e Politica Agraria all’Università di Perugia). All’interno i precedenti interventi raccolti nel Dossier Emergenza Cibo

Dopo ore di rinvii e veti incrociati, il comitato plenario della Fao è riuscito ad approvare il documento finale del vertice sulla “Sicurezza alimentare”, che contiene le linee guida da seguire nei prossimi due anni per combattere la piaga della fame in un mondo in cui 864 milioni di persone non hanno da mangiare. Un’approvazione arrivata per acclamazione, anche se vi sono state alcune obiezioni, allegate al documento, da parte di Argentina, Cuba e Venezuela.
Il documento finale si apre con queste parole: «Ribadiamo che il cibo non può essere usato come strumento di pressione politica ed economica», un messaggio per dire che nessun Paese può utilizzare il cibo per rafforzare il suo potere, sia in campo politico sia in campo economico. Allo stesso modo, nella dichiarazione finale si definisce senza mezzi termini «inaccettabile» che «862 milioni di persone nel mondo siano ancora oggi denutrite».
O un successo? Il direttore della Fao, Jacques Diouf ha espresso invece soddisfazione: «Credo che oggi siano stati raggiunti risultati all’altezza delle nostre aspettative. Non è stato facile mettere d’accordo i rappresentanti di 181 paesi diversi», ricordando anche che la conferenza di tre giorni ha raccolto 8,095 miliardi di dollari per fronteggiare la crisi alimentare. L’Italia, secondo quanto aveva annunciato in precedenza il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, si è impegnata a versare 190 milioni di euro.
A fronte delle obiezioni sollevate sulla dichiarazione finale, Diouf ha riconosciuto che si tratta di una «dichiarazione essenzialmente politica, che ha ripreso i punti essenziali dei precedenti accordi e ha riconfermato il nostro impegno per gli obiettivi del Millennio». «Da domani dovremo cominciare a lavorare».
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