BAGNASCO/ Il presidente della CEI: “Siamo angustiati per l’Italia”
Le parole del cardinale Bagnasco sulla situazione politica italiana

“Siamo angustiati per l’Italia che scorgiamo come inceppata nei suoi meccanismi decisionali, mentre il Paese appare attonito e guarda disorientato”. Sono le parole del presidente della CEI in apertura dell’Assemblea straordinaria di Assisi.
Un richiamo ai politici in questi giorni di incertezze: “Non è più tempo di galleggiare” ha detto il prelato. Aggiungendo: “Non abbiamo peraltro suggerimenti tecnico-politici da offrire, salvo un invito sempre più accorato e pressante a cambiare registri, a fare tutti uno scatto in avanti concreto e stabile verso soluzioni utili al Paese e il più possibile condivise. Non è più tempo di galleggiare”.
Bisogna avere a cuore le sorti del Paese, dice Bagnasco, e non solamente i propri interessi di parte: “Se la gente perde fiducia nella classe politica fatalmente si ritira in se stessa, cade lo slancio partecipativo, tutto diventa pesante e contorto, ma soprattutto viene meno quella possibilità di articolata e dinamica compattezza che è assolutamente necessaria per affrontare insieme gli ostacoli e guardare al futuro del Paese. E’ necessario inoltre che le riforme in agenda siano istruite nelle maniera utili, perché non si indebolisca la rappresentatività politica”.
Bagnasco sembra poi suggerire che il federalismo non sia la migliore delle riforme: “La Cei guarda con apprensione profonda al rischio che il Paese si divida non tanto per questa o quella iniziativa di partito, quanto per i trend profondi che attraversano l’Italia e che, ancorandone una parte all’Europa, potrebbero lasciare indietro l’altra parte".
Quindi un forte richiamo ai valori di fronte ai quali lo Stato non può essere neutrale: ”Se uno Stato, in nome di un’ipotetica neutralità o di altri pregiudizi, non si allarmasse a fronte di un prosciugamento dei presupposti etico-culturali cui deve invece attingere se vuole prosperare, come potrà rispondere con solidarietà e giustizia a situazioni e sfide emergenti? Ad esempio, di fronte a ondate di nuovi cittadini che, per età o storia personale, non hanno sufficientemente interiorizzato il codice fondativo della nazione in cui vivono? Oppure a fronte della stessa crisi economico-finanziaria? E come potrebbe la collettività garantirsi una continuità di ideali e una gradualità di evoluzione nei costumi se non c’è l’apporto, sul piano educativo e culturale, di agenzie in grado di ricaricare la riserva interiore e morale di cui ogni Paese necessita nel fronteggiare le spinte più tumultuose quando non le degenerazioni più disinibite?".
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