GOVERNO MONTI/ La Lega d’opposizione gioca il derby Bossi-Maroni

- int. Marco Cremonesi

Quali ripercussioni determinerà la decisione della Lega Nord di stare all’opposizione, nell’ipotesi di un governo di natura tecnica? Lo spiega a ilSussidiario.net MARCO CREMONESI

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La Lega non riesce a digerire l’idea del governo tecnico. E non la digerirà. Lo stato maggiore del Carroccio, infatti, ha deciso che preferirà stare all’opposizione piuttosto che appoggiare un esecutivo guidato da Mario Monti. O da chiunque non sia uscito vincente dalle urne. Anche l’ipotesi di conferire la presidenza del Consiglio a Lamberto Dini che si sta facendo strada nelle ultime ore non pare soddisfare il partito di Bossi. «Che, del resto, dal ritorno tra le fila dell’opposizione potrebbe anche guadagnarci. O almeno, è il ragionamento che fanno alcuni dei suoi colonnelli», sostiene, contattato da IlSussidiario.net, Marco Cremonesi, inviato de Il Corriere della Sera. Di certo, l’uscita dalla maggioranza, segnerà un’era. «Comporta, anzitutto, che l’asse che ha retto l’Italia nell’ultimo decennio si interrompe. La Lega pensa, inoltre, che da qui a quando si andrà a votare potrà serrare le fila, riprendere a fare attività sul territorio e a dar voce a sindaci e amministratori locali che sono stati messi in ombra negli anni di governo. E vedere, infine, se e come fare l’alleanza con il Pdl. Che, presumibilmente, sarà molto diverso da quello di oggi». I calcoli vengono fatti sulla base degli spostamenti di Berlusconi. «Senza la sua presenza, o con una presenza notevolmente ridotta, probabilmente il suo partito sarà più debole. Almeno, questa è la speranza della Lega». Una debolezza che non sarebbe legata unicamente alla capacità del (ancora per poco) premier di calamitare consensi. «In molti, all’interno del Carroccio, infatti, sono convinti che l’uscita di scena di Berlusconi provocherà, in seno al Pdl, fughe e fratture di cui approfittare».
Le cose potrebbero, tuttavia, andare molto diversamente. «Il timore di alcuni è che stare all’opposizione non è detto che sarà premiante. Se, infatti, Mario Monti o chi per lui, riuscisse a risollevare le sorti nazionali, la scelta si rivelerà sbagliata». Qualcosa accadrà anche dal punto di vista delle dinamiche interne. «Ora tutti tentano di smorzare le polemiche che hanno occupato gli ultimi sei-otto mesi. Ma, di certo, il ritorno di Maroni all’interno del partito sortirà degli effetti. Presumibilmente sarà il nuovo capogruppo alla Camera.  Pare, inoltre, che sia decisamente intenzionato a dedicarsi al partito e al territorio, e che abbia già messo in agenda una serie di eventi per le prossime settimane». Il ministro dell’Interno, attualmente, viene considerato come il principale avversario della leadership del Senatur. Secondo Cremonesi, sarà comunque difficile che si arriverà ad una resa dei conti.

«Maroni è la risorsa più importante della Lega, unanimemente riconosciuto come tale anche dal centrosinistra. Sicuramente cercherà di consolidare la sua posizione interna. Posizione, del resto già consolidata. Ma a  decidere, continuerà ad essere Bossi. Il quale non credo farà gesti eclatanti, in grado di rovinare una sintonia che va avanti dagli anni ’80». Bossi, dal canto suo, dovrà decidersi, prima o poi, a lasciare il timone  a qualcun altro. «Aveva detto che sarebbe andato in pensione quando ci sarebbe andato Berlusconi. E’ probabile che si ritaglierà anche lui un ruolo da padre nobile del partito».





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