CONGRESSO PPE/ Quelle assenze eccellenti che allontanano l’intesa Pdl-Udc
La due giorni di Marsiglia poteva essere una piccola tappa sulla strada che porta al Partito Popolare Europeo in Italia. Ma il congresso del Ppe ha certificato quanto il percorso sia lungo

La due giorni di Marsiglia poteva essere una piccola tappa sulla strada che porta al Partito Popolare Europeo in Italia. Ma il congresso del Ppe, sotto questo aspetto, ha soltanto certificato quanto il percorso sia lungo e in salita. Pdl e Udc, infatti, non sono sembrati quei due partiti uniti in Europa, ma divisi in Italia, che i “pontieri” descrivono. Paradossalmente il contrario, dato che in questo momento a Roma sostengono insieme il governo Monti, ma nei contesti internazionali si curano a vicenda per evitare incontri imbarazzanti.
L’assenza di Pier Ferdinando Casini, infatti, non è passata inosservata. «Ha scelto di stare in famiglia», dice da Marsiglia un esponente di primo piano dei centristi. Nel Pdl però sono convinti che sia uno sgarbo, dovuto alla presenza annunciata di Silvio Berlusconi. Completato poi con le parole di Rocco Buttiglione («Alfano ha un grande destino politico, ma all’ombra delle querce non nascono platani, solo funghi…»), tanto per rovinare il “battesimo” del segretario del Pdl.
L’appuntamento, d’altra parte, sembrava di quelli da non perdere. Il congresso dei popolari europei, infatti, si svolge ogni due anni e, alla vigilia del Consiglio europeo, ci sarebbero stati tutti: dal padrone di casa Nikolas Sarkozy (che ha fortemente voluto ospitare la convention in vista delle prossime elezioni) ad Angela Merkel.
Allo stesso modo i centristi sottolineano l’assenza dell’area degli ex An, con qualche eccezione, e quella più pesante di Roberto Formigoni. Il governatore lombardo, uno dei più convinti sostenitori del Ppe in Italia e del rinnovamento del Pdl in un’ottica post-berlusconiana, sta infatti lavorando anche per ricostruire l’asse tra il Popolo della Libertà e la Lega Nord.
«Le due cose non stanno insieme», si vocifera tra i centristi, anche se c’è chi getta acqua sul fuoco. «La verità è che fino a quando partiremo dalla coda e non dalla testa questo partito non lo faremo mai. Abbiamo davanti un anno di governo Monti.
Iniziamo a lavorare assieme partendo dai valori che ci uniscono, a cominciare dalla difesa della famiglia a livello fiscale. Prima di affrontare il tema della leadership i nodi da sciogliere sono parecchi. È evidente che c’è qualcuno che ha voglia di bruciare le tappe, ma il predellino avrebbe dovuto insegnargli qualcosa…».
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