PRIMARIE A SX/ Caldarola: lo scontro Bersani-Renzi? E’ una partita chiusa
Secondo PEPPINO CALDAROLA, la decisione di Bersani di non accettare lo scontro frontale con Matteo Renzi, parlando come se già fosse il candidato premier, si è rivelata la strategia vincente

Conclusasi la campagna elettorale di Renzi alla Leopolda, si aggira tra i rottamatori lo spettro della sconfitta. Il tardivo dietrofront rispetto al suo cavallo di battaglia non servirà al sindaco di Firenze per ottenere qualche chance in più di diventare il candidato della centrosinistra alla presidenza del Consiglio: «La rottamazione non è anagrafica, non vuol dire “via i vecchi”. I vecchi sono saggezza ed esperienza”. Figuriamoci, lo dico agli anziani del mio paese, del mio villaggio, dove ci hanno educato a dare del lei ai più grandi», ha detto Renzi. Poi, rivolgendosi ai politici che hanno attraversato la prima e la seconda Repubblica, ha aggiunto: «basta, avete già dato, occupatevi di altro, riscoprite la bellezza della vita». Questo,tuttavia, non sarà sufficiente per frenare l’ascesa di Bersani. Peppino Caldarola ci spiega perché.
Quante possibilità di vittoria ha Renzi?
Praticamente nessuna. A questo punto si può dire che Bersani è decisamente in vantaggio e, probabilmente, vicino alla soglia del 51%. Lo si capisce anche dal discorso fatto da Renzi alla Leopolda, dove ha chiesto un ultimo sforzo ai suoi e indicato il ruolo che lui e i suoi sostenitori dovranno assumere nel partito nell’immediato futuro.
Fino a poche settimane fa, pareva che tra Renzi e Bersani sarebbe stato un testa a testa. Cos’è cambiato nel frattempo?
Renzi ha basato la sua campagna elettorale, fondamentalmente, sulla rottamazione. Dopo la rinuncia ad una ricandidatura di D’Alema a Veltroni, la questione si è svuotata di significato. E’ rimasta in piedi solamente una proposta generica di ricambio generazionale su una base politica troppo somigliante a quella di Veltroni che, nella storia del Pd, appartiene al passato. Bersani, oltretutto, è apparso come il personaggio più equilibrato, con il profilo di uomo di governo.
Secondo lei, perché Renzi è apparso decisamente più agguerrito nella competizione mentre Bersani, tutto sommato, disinteressato?
E’ stata la mossa più azzeccata del segretario del Pd. Ha impostato la sfida su un discorso di natura generale, legato ai problemi del Paese nel suo insieme. Renzi, invece, è rimasto intrappolato in una logica interna al partito. Nonostante abbia avuto un certo successo, non è apparso come il candidato a premier di un Paese, quanto, piuttosto, il candidato alla segreteria del partito.
A proposito: ha detto che ci sono più probabilità che diventi Papa piuttosto che leader del Pd. Era sincero, o si è trattato di un’affermazione volta ad evitare di bruciarsi?
Se Renzi perde le primarie, difficilmente potrà candidarsi a capo della segreteria. Su di lui, infatti, peserebbe la precedente sconfitta. Nell’ultimo periodo, oltretutto, si è reso conto di aver inseguito troppo il voto esterno, ignorando quello interno e quello di sinistra. Questo, lo indebolisce anche come probabile segretario. Diciamo che dovrà stare fermo un giro.
Quanto può aver pesato la sua rinuncia ad allearsi, in caso di vittoria sia con l’Udc che con Sel?
Parecchio. Gli elettori del centrosinistra hanno confrontato tali affermazioni con la realtà giudicandola irrealistica. Il Pd che si propone di governare e rinuncia di aver alleanze sia a sinistra che al centro si condanna all’inazione. I potenziali candidati di Renzi hanno valutato la sua posizione rendendosi conto ch non ha una proposta di governo. Credo, al contrario, che le polemiche relative alle sue amicizie nel mondo finanziario abbiamo inciso poco o niente.
Posto, quindi, che sarà Bersani il vincitore, come si muoverà sul fronte delle alleanze, considerando l’estrema difficoltà di ottenere, in Parlamento, una maggioranza politica?
Lui si muoverà a tutto campo, anche se, con ogni probabilità, riuscirà a portare a casa solamente un’intesa con Vendola e con i socialisti. Resta il fatto che ha costruito un pone con il mondo moderato. Anche dopo il voto, quindi, non è esclusa una ricomposizione delle alleanze con lo spostamento del centrosinistra al centro.
Resta, a questo punto, da capire cosa intenda fare l’Udc
Dobbiamo aspettare di capire se correrà da sola o con formazioni quali quella presentata da Montezemolo e Riccardi. L’area di centro è, attualmente, molto affollata a poco definita. Resta il fatto che, verosimilmente, spingerà nella direzione della grande coalizione.
Crede che Bersani sia destinato a vincere ma a non potere fare il premier?
Diciamo che molti fattori congiurano per il Monti bis. Specialmente, se dopo le elezioni non ci sarà un vincitore certo. Se la nuova legge elettorale dovesse limitare il premio di maggioranza, la probabilità di frammentazione sarà ancora più elevata. E l’ipotesi di un governo a larga maggioranza parlamentare presieduto da Monti diventerà estremamente concreta.
Ieri Stadio sprint ha mandato in onda un’anticipazione di un’intervista a Bersani e Renzi che trasmetterà integralmente oggi, a 90° minuti. Non crede che tardi per un’operazione del genere?
Effettivamente, sia la Rai che i candidati hanno perso un’occasione. Avrebbero dovuto chiedere con maggior forza la presenza sulla rete televisiva pubblica. Ora che la partita è chiusa, non ci saranno effetti, sul fronte del flusso elettorale.
(Paolo Nessi)
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