DISCORSO MONTI/ Pasquino: l’ex premier sarà il futuro super ministro di Bersani

- int. Gianfranco Pasquino

Mario Monti non si candida veramente più? E chi potrebbe offrirgli la carica di premier dopo le elezioni? Cerca di rispondere a questi quesiti GIANFRANCO PASQUINO ipotizzando che...

bersani_portaportaR400 Pier Luigi Bersani (InfoPhoto)

Mario Monti super ministro dell’economia in un governo a guida Bersani: è così che lo immagina il politologo Gianfranco Pasquino, commentando con il sussidiario.net il discorso tenuto dall’ex premier durante la conferenza stampa di fine anno. Un discorso in cui Monti ha detto di non volersi candidare in nessuno schieramento politico, ma di essere pronto ad offrirsi come premier se ci sarà uno schieramento, dopo le elezioni, che vorrà sostenere (senza condizioni, ha aggiunto) la sua agenda di riforme economiche. “E’ quello di super ministro con delega speciale che vale una premiership” dice Pasquino “e un governo a guida Bersani ne avrebbe solo giovamento perché avrà inevitabilmente bisogno di qualcuno in grado di tenere i rapporti con l’Europa con l’autorevolezza che solo Monti può garantire”. Questo perché Monti ha decisamente respinto qualunque offerta di Berlusconi e Lega: resta solo il centrosinistra dato che un centro senza Monti leader “è debolissimo”.

Monti ha finalmente sciolto “la riserva”: non si candiderà in nessuno schieramento politico.

La mia interpretazione invece è che Monti non ha detto che non si candida. Ha detto innanzitutto che c’è una agenda che metterà a disposizione e sulla quale valuterà le reazioni e le indicazioni dei partiti. Ha detto con estrema chiarezza che non potrà stare con coloro che respingono parti significative di tale agenda, e ciò significa naturalmente né con la Lega né con quello che rimane del Pdl né con Vendola.

Secondo lei potrà dunque ancora scendere in campo?

Ha detto in aggiunta che non sarà sicuramente con la destra, cioè con Berlusconi e la Lega, anche per il modo con cui l’hanno trattato. Ma non ha escluso di poter accompagnare la strada di un partito che non sia personalistico, cioè che utilizzi il suo nome. Non è affatto detto che dunque che non possa essere di un tale partito il candidato alla carica di presidente del consiglio o di quello schieramento. Basta che non ci sia il suo nome.

Infatti ha detto che dopo le elezioni si rende disponibile come possibile premier.

Esatto: questo è il messaggio vero. Monti è ancora in campo, lo ha detto anche lui.

Ma chi gli potrà offrire questa premiership? Non sembra che il centrosinistra sia molto entusiasta di lui giudicando da come hanno commentato l’eventualità della sua discesa in campo.

Non lo so se qualcuno gliela offre, so che Monti ha duramente criticato Berlusconi per questo scambio da lui annunciato: te ne stai a casa altrimenti non ti votiamo presidente della Repubblica. E questo significa anche che Monti è disponibile a essere eletto presidente della Repubblica e so anche che chi vuole applicare l’agenda Monti non può far finta che Monti non esista. Soprattutto per quello che riguarda l’Europa e alcune riforme fatte in Italia, questa agenda ha bisogno di lui, ad esempio come ministro dell’economia sapendo però che l’uomo ha una sua notevole rigidità e quindi deve proseguire quella strada in cui lui crede.

Ma Monti si potrebbe accontentare di un ruolo così, cioè di ministro dell’economia e basta?

Potrebbe, soprattutto se il ministero significa la delega ad attuare tutta una serie di provvedimenti economici e a sorvegliare quelli già attuati.  Si potrebbe benissimo adattare a tutto questo visto che il super ministero dell’economia è una carica che credo in un governo ad esempio guidato da Bersani è certo primaria. Teniamo infatti conto che Bersani inevitabilmente deve tenere i rapporti con l’Europa perché un conto è parlare con i capi dei partiti socialisti europei un conto è parlare con i capi di governo e non so nemmeno se Bersani sa parlare in inglese. Questi vogliono qualcuno che li riassicuri. Noi pensiamo sempre a Francia e Germania, ma i veri critici dell’Italia sono in Svezia, Finlandia, Danimarca e Olanda. Anche con loro bisogna parlare.

 

Dalle sue parole sembra di capire che il vincitore delle prossime elezioni sarà sicuramente Bersani. 

 

Non esiste alcun dubbio al proposito, fermo restando che come ben si sa un conto è vincere le elezioni, dipende poi con quanti voti, e un conto è governare. Perché nel momento in cui si pensa di governare con Vendola o con magari – e mi auguro proprio di no – con uno come Ingroia, significa condannare l’Italia a un altro anno e mezzo turbolento trovandosi poi in gravi difficoltà.

 

Andare cioè al voto nuovamente dopo pochi mesi.

 

O trovarsi con un altro governo tecnico costretto a riprendere il cammino questa volta però con una situazione più delicata di quella in cui Monti lo lascerà. Molto di questo dipende anche da chi sarà il capo dello Stato se avrà cioè la stessa autorevolezza e la stessa fantasia che ha avuto Napolitano. 

 

Monti potrebbe essere la persona giusta.

 

Penso che Monti ne avrebbe le capacità e anche la cattiveria come ha dimostrato nella conferenza stampa, una cattiveria totalmente giustificata e anche efficace. Anche perché mi permetto di dubitare che i nomi che sento circolare attualmente abbiano le stesse capacità di Napolitano, capacità che sono possedute da pochissimi o forse da nessuno. Nel momento in cui sento che Vendola candida Prodi capisco che siamo oramai giunti a livelli incomprensibili, anzi comprensibili. Senza contare che Prodi in confronto a Monti ha zero credibilità europea. 

 

In che senso?

Vendola ha bisogno di Prodi e viceversa, ma si ricordi Prodi chi lo ha fatto cadere nel 1998.  Oppure quando vedo Marini che si considera inevitabilmente candidato perché doveva essere lui il vincitore nel 2006. E per di più qualcuno sostiene che tocca  a un cattolico cioè la vecchissima regola della prima Repubblica che a un candidato non democristiano doveva succedere uno cattolico.  Mi chiedo se questo è il modo di eleggere un presidente della Repubblica. E per dirla tutta quando sento  che non è finita l’epoca di D’Alema e di Veltroni e che dunque uno dei due pensi magari che tocca a lui esserlo, allora divento assolutamente preoccupato.

 

Nel suo discorso Monti oltre a Berlusconi ha criticato apertamente proprio Vendola e anche la Cgil.

 

E’ ovvio: quello che dice Vendola sono cose sono di un altro mondo, certamente non del mondo europeo. Le cose invece che dice Landini appartengono a un sindacato che non esiste più oppure là dove esiste esiste è stato chiaramente sconfitto.

 

Del centro che aveva provato a giocare la carta Monti invece cosa rimane?

 

Mi paiono in difficoltà. La loro decisione di sostenere Monti secondo me era molto apprezzabile ma non hanno nessuna capacità inventiva e non hanno costruito la loro politica sul territorio. Hanno cercato di  agganciarsi alla figura di Monti ma non hanno fatto politica sul territorio quindi sono debolissimi.





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