DDL PORTABORSE/ Moffa (Commissione Lavoro): accordo bipartisan per regolare i “consulenti”

- int. Silvano Moffa

Due decreti legge di natura bipartisan per regolarizzare la figura del portaborse: SILVANO MOFFA, relatore dei ddl, ne spiega il contenuto e la necessità

parlamento_italiano_gente Immagini di repertorio (Infophoto)

Il portaborse: si sono dedicati anche dei film a una figura, che certo con esagerazione, è sempre stata identificata in Italia come uno dei mali della politica. Di fatto, il portaborse, una sorta di segretario del deputato o del senatore, era nell’immaginario comune una sorta di raccomandato, spesso un familiare, stipendiato con i soldi pubblici per svolgere attività irrisorie, come appunto quella di portare “la borsa” dell’onorevole. Arrivano adesso ben due ddl di matrice bipartisan che vogliono risolvere una volta per tutte questa situazione che tanto ha contribuito negli occhi degli italiani alla cosiddetta mala politica. IlSussidiario.net ha chiesto a Silvano Moffa, presidente della commissione Lavoro e relatore dei due ddl, di spiegare in cosa consistono: “Finalmente andiamo verso una forma di regolarizzazione del rapporto di lavoro. Non si può infatti utilizzare personale sia pure consulenziale di supporto fuori da una regola contrattuale chiara”. Ogni senatore e deputato sarà dunque obbligato ad avere un collaboratore, senza più “intascarsi” i soldi pubblici previsti: “Nel momento che viene prevista addirittura una legge di inquadramento si sottrae al deputato la possibilità di un uso abnorme di queste risorse perché vengono imputate direttamente alla Camera e al Senato”. 

Onorevole, due ddl allo studio sul caso dei portaborse, quali le differenze?

Ci sono due ddl, uno di proposta Pdl e uno di proposta Pd, con alcuni tratti in comune e alcune differenze: adesso si tratta di lavorare per fare un testo unificato. In realtà le differenze abbastanza marginali, si tratta soprattutto di capire la tipologia contrattuale a cui dobbiamo agganciare i collaboratori. E’ chiaro che si tratta di coniugare l’apporto fiduciario che il collaboratore ha nei confronti del parlamentare e allo stesso tempo bisogna garantire che ci sia un trasferimento di titolarità per quanto riguarda gli oneri contributivi, i pagamenti e lo stipendio direttamente in capo agli uffici amministrativi di Camera e Senato.

Perché fino ad adesso si davano direttamente i soldi all’onorevole: è vero che su 630 deputati, solo circa duecento hanno il portaborse?

E’ un problema che si pone da molto tempo quello per cui alcuni deputati non hanno regolarizzato la posizione del loro collaboratore. Con la legge si va a inquadrare in maniera sistematica e obbligatoria il problema. Il fatto stesso che diventano dal punto di vista amministrativo titolari di un contratto direttamente con la Camera o il Senato fa sì che ci sia l’obbligatorietà di averne uno.

L’onorevole dunque non farà più uso di soldi pubblici per altre cose.

Bisogna stare attenti però quando si dice che molti deputati non hanno il collaboratore. E’ infatti anche vero che ci sono deputati che utilizzano quella risorsa economica per consulenze su determinati oggetti, ecco la difficoltà a inquadrare il problema nella sua globalità. L’obbligatorietà in questo caso supera le differenziazioni che hanno creato non pochi problemi.

Un passo avanti contro quella mala politica di cui si lamentano gli italiani.

E’ un passo verso una forma di regolarizzazione del rapporto di lavoro. Non si può utilizzare personale sia pure consulenziale di supporto fuori da una regola contrattuale chiara. E poi si va verso la trasparenza assoluta nel caso dei contributi attualmente assegnati al deputato per avvalersi del collaboratore.

 

La figura del portaborse in Italia ha sempre dato adito a commenti maliziosi se non cattivi…

 

Personalmente parto da un principio: in tutti i Paesi  europei si è regolamentata la materia. Il deputato viene messo in condizioni di svolgere il suo mandato avendo anche una segreteria, un supporto dal punto di vista tecnico e amministrativo e anche da quello di consulenza. In tutti i Paesi hanno trovato forme di regolamentazione della materia. E’ chiaro che se il portaborse, come accaduto in molti casi, è un familiare, è evidente che c’è una stortura. Ma se è il soggetto che fa parte di uno staff che supporta il deputato nel suo lavoro, cioè è del tutto regolare e accettabile. Era l’uso abnorme che denunciava il limite della situazione: nel momento che viene prevista addirittura una legge di inquadramento si sottrae al deputato la possibilità di un uso abnorme di queste risorse perché vengono imputate direttamente alla Camera e al Senato. Tutto questo viene superato. 







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