SCENARIO/ Feltri: Alfano si rimangia tutto e torna berlusconiano…
Secondo MATTIA FELTRI i ministri pidiellini del governo Letta hanno capito che sbarazzarsi di Berlusconi equivale a sbarazzarsi anche dell’elettorato berlusconiano

Adesso sono tutti berlusconiani. Si ricorderà che il voto di fiducia al governo fu interpretato come il tentativo riuscito di mettere in minoranza Berlusconi che, dal canto suo, si mise in minoranza da solo, votando contro se stesso e i suoi convincimenti di un minuto prima. Ebbene, Alfano e i ministri del Pdl, ieri, hanno indetto una conferenza stampa per spiegare: «Noi siamo quelli che hanno impedito l’aumento dell’imu e su questa strada non ci sarà un ritorno indietro. La nostra funzione nel governo è quella di realizzare gli altri punti del programma elettorale». Poi, Alfano, parlando dell’ex premier, ha aggiunto: «con lui c’è un vincolo affettivo che non è mai venuto meno. Noi non solo non siamo qui per parlare di regole interne al Pdl ma per ribadire che il nostro scopo è tenere unito il partito». C’è poi Sandro Bondi, falco e berlusconiano oltranzista, che si è sentito in dovere di affidare ad una nota le sue tribolazioni: «senza alcun cenno ad una necessaria riforma della giustizia e al dramma che riguarda non solo il presidente Berlusconi e il nostro partito ma il futuro stesso della nostra democrazia, la conferenza stampa rischia di apparire incomprensibile e perfino paradossale». Mattia Feltri, editorialista e inviato de La Stampa, ci spiega che cosa sta succedendo.
Che scopo aveva la conferenza stampa dei ministri del Pdl?
Mettere in minoranza Berlusconi è stata una strategia brillante, certo. Ora, però, Alfano cerca di evitare di apparire come il parricida che, per sete di potere, si impadronisce del partito e abbandona il padre ai cani. Le continue dichiarazioni in sostegno di Berlusconi e la conferenza stampa vanno lette in tal senso.
Alfano ha definito se stesso e gli altri ministri “la sentinella antitasse” del governo Letta.
Ecco, appunto. Peraltro, dare l’impressione di essere in continuità con l’opera di Berlusconi serve a impedire di fare la fine di Fini.
Lui se n’era andato, dal Pdl. Alfano cerca di prendere in mano il partito.
Sì, ma anche quando stava nel Pdl non perdeva occasione per rimarcare di essere il contrario di Berlusconi da ogni punto di vista. C’è da dire, inoltre, che la mossa degli alfaniani va letta anche come il tentativo di scongiurare un rischio inizialmente sottovalutato, quello di sembrare la stampella della sinistra. Cosa di cui, del resto, sono stati effettivamente accusati.
Cosa significa che la battaglia per la leadership del partito si combatta comunque all’interno del berlusconismo?
Che sanno tutti perfettamente che i voti continua ad averceli Berlusconi. Il rapporto tra lui e i suoi elettori è, inoltre, così forte che sbarazzarsi di lui significherebbe sbarazzarsi del suo elettorato.
Oltre al suo elettorato, non crede che stiano tentando di convincere Berlusconi stesso a passare dalla loro parte?
Per ora l’operazione consiste, prevalentemente, nel cercare di non alienarsi il proprio elettorato di riferimento e di non sembrare le marionette di Napolitano. Può anche darsi che pensino di condizionare Berlusconi. Ma ho la netta impressione che lui, per il momento, li stia lasciando fare.
Cosa intende?
Questa improvvisa esplosione di democrazia interna porterà, all’interno del Pdl, ad una Repubblica di Weimar. Si arriverà al tutti contro tutti. A quel punto, Berlusconi, se non avrà subito altre condanne, e se all’attuale vicenda giudiziaria avrà messo un qualche rattoppo, dirà che gli tocca di nuovo rimboccarsi le maniche, scendere in campo, sacrificarsi e riportare il partito dal 9% in cui per allora sarà piombato al 20%. E dirà che dovrà fare tutto questo per il bene del Paese e del centrodestra. Insomma, si sta divertendo a lasciarli giocare e a vederli scannare tra di loro.
Ha pur sempre 78 anni.
Se è per quello, le elezioni sono nel 2015. Ma di questo non gliene può importare di meno.
Napolitano, con la richiesta di amnistia o indulto, pensa di potergli garantire l’agibilità politica e il ritorno in Parlamento?
Ma no, Napolitano è da anni che parla di carceri, sovraffollamento e amnistia. Certo, non gli sfuggono gli effetti che un eventuale provvedimento potrebbe sortire per Berlusconi, e neppure se ne cruccia. Ma non è la ragione del suo messaggio alle Camere.
Che partita pensa di giocarsi Bondi?
Fa quello che, nel Pdl, stanno facendo tutti: segna il territorio. Alfano, evidentemente, in una conferenza stampa non poteva affrontare lo scibile umano. Bondi, quindi, si è appropriato di un argomento che il vicepremier non aveva trattato. Anche gli altri coltivano il proprio angolino, cercando di ampliarlo il più possibile. Un meccanismo che contribuirà alla balcanizzazione del partito.
Non pensa che, invece, il centrodestra potrebbe deberlusconizzarsi, e trasformarsi in un partito popolare, moderato ed europeo?
No. Il tentativo di costituzionalizzare Berlusconi è antico (vedi Fini). Non è mai riuscito a nessuno. Una follia. Finché è in vita e resta nel partito, è impensabile credere di convincerlo a fare i congressi, contare le tessere o eleggere i coordinatori dal basso.
E’ possibile una scissione verso il centro?
Al limite, gli alfaniani possono andare con Monti e Casini. Farebbero un piccolo danno a Berlusconi, e si condannerebbero alla marginalità.
(Paolo Nessi)
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