Entro il 15 ottobre, Silvio Berlusconi dovrà decidere se scontare la sua pena agli arresti domiciliari nell’abitazione romana dove di recente ha spostato la sua residenza, oppure in affidamento ai servizi sociali. Al momento sembra molto più concreta quest’ultima ipotesi, la stessa scelta anche da Daniele Lorenzano, l’ex manager coimputato del Cavaliere e condannato in via definitiva a tre anni e otto mesi nel processo sui diritti tv, che ha presentato nei giorni scorsi l’istanza per chiedere l’affidamento ai servizi sociali. Se Berlusconi non dovesse avanzare alcuna richiesta entro i prossimi sette giorni, scatteranno automaticamente gli arresti nella sua casa a Roma. Sembra però che siano già avvenuti i primi contatti tra l’entourage dell’ex premier e diverse note associazioni, come il Ceis di don Picchi che si occupa del recupero di tossicodipendenti. Altre comunità, invece, si sono fatte avanti spontaneamente, come la “Associazione italiana vittime di malagiustizia”, che però ha sede a Milano. Berlusconi potrebbe anche optare per qualche associazione legata ai Radicali, come “Nessuno tocchi Caino” che si occupa proprio di giustizia, oppure “Non c’è pace senza giustizia”. Di recente si è fatto avanti anche don Antonio Mazzi, storico fondatore della comunità di recupero per tossicodipendenti Exodus. “Lui oggi si sente l’idolo delle masse – ha detto don Mazzi intervistato da La Repubblica – però io credo che dentro abbia qualcosa di salvabile. Ma deve affondare le mani nella terra, piantare i pomodori in silenzio, lontano dagli agi e dagli adulatori che lo hanno compiaciuto fino a farlo sentire come un dio”.