Pare che in questi giorni Berlusconi sia in fibrillazione per il timore che un’eventualità sin qui scongiurata si concretizzi dopo anni. Non c’è solo l’arresto che lo stesso Pd non ha escluso di votare se ci fossero dati oggettivi. C’è anche la questione dell’ineleggibilità. Se sarà votata, Berlusconi rischia di non entrare in Parlamento, pur avendo ricevuto il voto di un terzo degli italiani. L’articolo 10 della legge 361 del 1957 afferma che non sono eleggibili coloro che «in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica, che importino l’obbligo di adempimenti specifici, l’osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o la autorizzazione è sottoposta». Non solo sono ineleggibili, inoltre, i rappresentanti, gli amministratori e i dirigenti di società e imprese volte al profitto che ricevono sussidi dallo Stato attraverso «sovvenzioni continuative o con garanzia di assegnazioni o di interessi, quando questi sussidi non siano concessi in forza di una legge generale dello Stato». E fin qui, non c’è niente di nuovo. Ma il capogruppo dell’M5S al Senato, Vito Crimi, ha fatto presente sulla sua pagina di Facebook, su segnalazione di un visitatore, che pure Nicolò Ghedini e Pietro Longo non sarebbero eleggibili in base alla stessa legge. Entrambi, infatti, sono avvocati di Berlusconi. E, come recita il comma 3, non sono eleggibili «i consulenti legali e amministrativi che prestino in modo permanente l’opera loro alle persone, società e imprese di cui ai nn. 1 e 2, vincolate allo Stato nei modi di cui sopra».