Il successo elettorale del Movimento 5 Stelle è stato sicuramente una sorpresa per la maggior parte degli osservatori politici. Tra pochi giorni vedremo in Parlamento quali saranno gli effetti di questo successo, dovuto, così almeno credo, più alla crisi economica, al degrado istituzionale e all’inadeguatezza (lo dico eufemisticamente) degli altri partiti che all’abilità, pur indiscutibile, di Beppe Grillo. Si dovranno eleggere le presidenze di Camera e Senato, si dovrà dar vita a un nuovo governo, si dovrà eleggere il nuovo Presidente della Repubblica: tutte scadenze che costituiranno il vero banco di prova politico della compagine “5Stelle”.
Dico subito che, considerata la qualità della politica che abbiamo avuto in questi ultimi anni, il suddetto movimento non mi preoccupa più di tanto. Mi preoccupa invece il tipo di cultura che ispira certi messaggi provenienti dal suo vertice (leggi soprattutto: Casaleggio). Proprio ieri mi è capitato di ascoltare un video di quest’ultimo che risale a qualche anno fa, la cui sostanza è a dir poco inquietante, a mezza strada tra la ciarlataneria tecno-new age e quella di certo millenarismo di provincia.
Si favoleggia sull’imminente terza guerra mondiale che scoppierà nel 2020 (perché non nel 2021?), sulla distruzione di certi simboli dell’Occidente come San Pietro, Notre Dame e la Sagrada Familia, senza che si capisca bene se dobbiamo considerarla un danno o una liberazione. Si favoleggia inoltre su Gaia (la nostra terra) che, passata la catastrofe della guerra, a partire dal 2054 conoscerà un nuovo ordine mondiale, dove, grazie a internet, non ci saranno più confini, né conflitti politici, ideologici e religiosi; l’uomo sarà il solo padrone del proprio destino e la “conoscenza collettiva” sarà la nuova politica.
Ovviamente ognuno è liberissimo di raccontare le favole che preferisce. Per parte mia non credo che tutti i militanti del Movimento 5 Stelle si riconoscano in queste favole. Desta tuttavia una certa preoccupazione, lo ripeto, che esse vengano raccontate da colui che è pur sempre il loro leader ideologico riconosciuto.
Lasciamo pure da parte le molte altre amenità che Casaleggio racconta nel suo video, ma, ad esempio, che vuol dire che la “conoscenza collettiva” sarà la nuova politica?
Nessuno mette in dubbio che la conoscenza sia un ingrediente fondamentale della politica e che l’incompetenza sia una responsabilità gravissima, ma è anche vero che nessuna politica è riducibile a “conoscenza”. Oltre a conoscenza, la politica è libertà. E per questo la politica sarà sempre anche “conflitto”, il conflitto che scaturisce tra chi preferisce scegliere una strada piuttosto che un’altra, una conoscenza piuttosto che un’altra. Detto fuori di metafora, nessuno può contraddirmi se affermo che “la neve è bianca”. La realtà mi costringe a riconoscerlo. Ma se dico, poniamo, che per realizzare una società più giusta occorre abbassare le tasse, debbo anche mettere nel conto che, per raggiungere lo stesso scopo, qualcun altro, con argomenti altrettanto buoni, possa cercare di convincermi che le tasse occorra invece alzarle.
Su questo punto non c’è una “conoscenza” che sia in grado di costringerci a prendere l’uno o l’altro partito. Tanto è vero che, proprio per rispettare la libertà di tutti, ci affidiamo non alla “conoscenza”, ma alla semplice conta dei voti. Lo impone la democrazia. Sarebbe bene dunque che un movimento che ha appena portato in Parlamento più di 160 rappresentanti su queste questioni avesse le idee chiare.