Gli avvocati di Silvio Berlusconi hanno consegnato alla Giunta per le elezioni del Senato il ricorso alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo contro la condanna a quattro anni per frode fiscale. Nella strategia difensiva del Cavaliere sarebbero previste anche altre due mosse. La prima consisterebbe in una richiesta rivolta dai familiari a Giorgio Napolitano affinché conceda la grazia. Inoltre i legali starebbero pensando di domandare una revisione del processo di fronte alla Corte d’Appello di Brescia. Per Cesare Mirabelli, professore di Diritto costituzionale alla Pontificia Università Lateranense, “ciascuna delle tre mosse di Berlusconi avrà effetto soltanto se la Giunta del Senato si pronuncerà contro di lui. Si tratta quindi di una strategia preventiva il cui obiettivo è mettere i senatori a conoscenza di una serie di elementi che reputa essenziali”.
La strada del ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo sortirà qualche effetto?
Occorre tenere conto di due aspetti, uno processuale e uno sostanziale. Il primo è relativo al fatto che la Corte europea interviene solamente dopo che si siano esauriti i ricorsi interni. Non si tratta cioè di una giurisdizione preventiva né incidentale. Soltanto dopo questa fase è possibile il ricorso diretto dei cittadini per violazione dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali previsti dalla Convenzione di Roma del 1950 e dai protocolli successivi.
Quindi la mossa di Berlusconi giunge anzitempo rispetto a quanto previsto dalle norme Ue?
Dal punto di vista processuale c’è da valutare l’opportunità del ricorso di Berlusconi, perché la decadenza non è stata ancora pronunciata dalla giunta del Senato. Il ricorso alla Corte Ue potrebbe però essere proposto in ipotesi, anche se non sospende i giudizi o le procedure interne in corso. Ciò non esclude che la Corte Ue possa successivamente valutare come in contrasto con le garanzie della convenzione del 1950 atti o situazioni interne all’Italia.
Qual è allora il senso del ricorso di Berlusconi?
La strategia di Berlusconi consiste nell’avvertire la giunta del Senato che ci sono dei profili di contrasto della disciplina interna rispetto alla Convenzione Ue. Lo scopo è quello di fare esaminare una serie di elementi da parte della giunta stessa per vedere se quest’ultima ritenga che vi sia un contrasto con la Convenzione. Se quindi il Senato deliberasse per la decadenza di Berlusconi, il diretto interessato sottoporrebbe poi la decisione alla Corte Ue.
Un’altra ipotesi è che i familiari del Cavaliere chiedano la grazia a Napolitano. Lei che cosa ne pensa?
La concessione della grazia o la commutazione delle pene è una prerogativa del presidente. La grazia sarebbe chiesta in rapporto alla sentenza di condanna e quindi al presupposto della situazione che si è verificata. Una domanda di grazia non sospende quindi necessariamente i procedimenti in corso.
Come valuta invece l’ipotesi di una richiesta di revisione del processo di fronte alla Corte d’appello di Brescia?
La revisione del processo è un istituto previsto dal Codice di Procedura Penale rispetto a sentenze passate in giudicato ed è un rimedio straordinario, prospettato affermando che sono sopravvenute nuove prove. Queste prove devono sopravvenire successivamente al processo ed essere tali da poter portare all’assoluzione dell’imputato. Stando a questa ipotesi la revisione sarebbe proposta di fronte alla Corte d’appello di Brescia, e quindi in un tribunale diverso da quello che ha pronunciato la sentenza.
Che cosa potrebbe accadere se Berlusconi chiedesse la revisione?
La Corte d’appello di fronte a cui si fa ricorso potrebbe sospendere l’esecuzione della pena nell’ipotesi in cui ritenga che il ricorso sia ammissibile. Il ricorso è ammissibile se esistono i presupposti, cioè se ci sono nuove prove che porterebbero all’assoluzione del Cavaliere. A ciò si aggiunge un giudizio di revisione di queste prove che è un giudizio di merito e di valutazione.
Qual è il suo giudizio su quanto potrebbe accadere nella giunta del Senato?
E’ difficile prevederlo. Ci sono una serie di aspetti e di problemi che richiedono una riflessione e probabilmente un approfondimento, sia per accogliere gli elementi proposti sia per escluderli. Non so certamente prevederne né i tempi né gli esiti. La disciplina è dettata dal Regolamento del Senato e ci sarà sicuramente una discussione, ma la gestione di questo procedimento è rimessa alla stessa commissione.
(Pietro Vernizzi)