SCENARIO/ Mattarella, cade il “mito” delle riforme?
Le riforme vanno fatte ma non bastano: occorre un approccio diverso alla politica, improntato ai valori della Costituzione. Il discorso del nuovo presidente commentato da STELIO MANGIAMELI

Chi ha ascoltato il discorso del presidente Mattarella ha potuto immediatamente percepire di essere in presenza di una personalità.
Di certo diversa da quella dei due predecessori a lui particolarmente cari: Ciampi e Napolitano, ma pur sempre una grande personalità.
La Repubblica è stata fortunata.
Il valore aggiunto è sicuramente la sua cultura di costituzionalista. Il testo del suo discorso rende merito alla Scienza della Costituzione.
Il presidente Mattarella sa bene che non è un buon momento per la Repubblica e che anche la Costituzione sembra messa in discussione dalla crisi. E allora spiega che per confermare il patto costituzionale che riconosce i diritti, la libertà e l’eguaglianza ai cittadini, occorrono sì le riforme per adeguare il testo della Carta fondamentale alle sfide del tempo presente, ma soprattutto un approccio diverso alla politica: “come servizio al bene comune”, in modo da riaccostare gli italiani alle istituzioni. Ecco così il primo elemento: le istituzioni repubblicane vivono dell’affezione dei cittadini.
Riformare la Costituzione, per cosa? “Riformare la Costituzione per rafforzare il processo democratico”. E qui il secondo elemento, “la democrazia non è una conquista definitiva ma va inverata continuamente”, come a dire che dipende dai nostri comportamenti: da quelli della politica e da quelli di ogni cittadino nella vita di ogni giorno. Infatti, la garanzia più forte della nostra Costituzione consiste nella sua applicazione quotidiana, in modo concreto e visibile e a questo compito siamo chiamati tutti.
Vi è poi un terzo elemento nel discorso del Presidente con il quale si capovolge la nozione stessa di unità nazionale. Questa, che è divenuta difficile, fragile e lontana, non è una condizione di fatto che si dà a prescindere dai comportamenti non solo istituzionali, ma anche civici; l’unità nazionale — dice il presidente — è “ridare al Paese un orizzonte di speranza”; la qual cosa significa che l’unità della Repubblica è data dalla proiezione dell’Italia nel consorzio europeo e internazionale con le proprie qualità.
Il presidente Mattarella ha limitato i suoi richiami alle riforme costituzionali in atto e all’approvazione della nuova legge elettorale, così come — accettando la responsabilità dell’arbitro — ha chiamato i giocatori a essere corretti nella loro attività. Tuttavia, ha reso palese il senso della riforma e delle regole del gioco.
Sono esemplari tutte le frasi che egli ha pronunciato con il verbo “significa”: “Garantire la Costituzione significa …” e giù i diritti che devono essere realmente assicurati a giovani, donne, lavoratori, malati, a tutti i cittadini.
Altrettanto rilevanti sono i passaggi sui “volti”: “Per la nostra gente, il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l’ospedale, il municipio, la scuola, il tribunale, il museo”; e di seguito, la descrizione dei volti degli italiani che lui deve avere osservato a lungo, ma che nelle ultime 48 ore ha guardato con un occhio diverso, con l’occhio di chi ne deve avere cura.
L’elezione di Mattarella ha suscitato una grande speranza e lui ha legato questo sentimento alla sua visione della Repubblica, della Costituzione e della democrazia.
Adesso, con il progetto del presidente comincia il lavoro comune per il nostro futuro.
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