Scoppia un’altra ennesima polemica sul referendum costituzionale e sempre contro il premier Renzi, questa volta accusato di aver commesso reato mandando una lettera di intenti per il Sì agli italiani residenti all’estero. Una lettera in cui vengono illustrate tutte le novità della riforma costituzionale e che invita i cittadini esteri a votare per il Sì, “per rendere più forte l’Italia”. Bufera immediata dalle opposizioni, in testa Sinistra Italiana: «Tra le lettere inviate da Renzi, a proposito, chi paga e quanto costano, e i documenti che circolano alla Farnesina sui procedimenti elettorali più di una perplessità viene sui rischi relativi al libero esercizio del voto e sul fatto che alcuni report siano stati celati. In questo momento è necessaria chiarezza per evitare che si addensino dubbi e ombre» afferma il capogruppo di Sinistra Italiana a Montecitorio Arturo Scotto. Mezzi e metodi discutibili sono al centro della polemica sollevata anche da Forza Italia con Paolo Romani che bacchetta il premier sull’uso di una campagna elettorale davvero discutibile: «La lettera spot per il sì che Renzi ha inviato ai 4 milioni di elettori italiani all’estero è l’ennesima grave anomalia di una campagna referendaria nel corso della quale il premier sta usando metodi e mezzi discutibili. Ora a chi vota all’estero fa arrivare in contemporanea e non assieme, come ha precisato con equilibrismo linguistico il ministro Boschi, il plico per il voto e l’indicazione per il sì. Una stranezza che rischia di inquinare fortemente la libera espressione democratica». Ma cosa ha davvero detto il premier Renzi sulla lettera? «Possiamo tornare ad essere quelli di cui all’estero si sghignazza, quelli che non cambiano mai, quelli famosi per l’attaccamento alle poltrone e le azzuffate in Parlamento. Oppure possiamo dimostrare con i fatti che finalmente qualcosa cambia e che stiamo diventando un paese credibile e prestigioso».
Nel referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre 2016 interviene anche la Chiesa e in particolare l’assemblea dei Vescovi Italiani con il suo segretario generale, Monsignor Nunzio Galantino. Domani sera su Tv200 andrà in onda l’intervista a Galantino, segretario Cei, che tra i vari argomenti tratterà anche del referendum costituzionale in voto tra meno di un mese. Adnkronos riporta alcune anticipazioni e due in particolari sono di rilevante interesse: «La partecipazione e l’informazione sono necessarie per arrivare al voto con la testa ben messa e non di pancia», è il messaggio chiaro che manda la Cei a tutti i fedeli e in generale ai cittadini italiani che si apprestano a votare alle prossime urne. Secondo Galantino, «All’interno del mondo cattolico e della Chiesa – afferma Galantino – non mi scandalizzano le posizioni diversificate sul Sì o sul No, soprattutto se queste opinioni sono frutto di considerazioni prese in maniera consapevole, non per interessi di bottega o di parte ma frutto di un dibattito e di una dialettica». Non da ultimo, il segretario Cei sottolinea quanto gli dispiacerebbe «se la gente rimanesse ai margini, considerata l’importanza della posta in gioco e la necessità del Paese di muoversi, prendere decisioni e darsi un impegno particolare: non mi piacerebbe che la posizione fosse poco razionale».
Se anche l’unico partito che prone il referendum costituzionale con voto Sì per il prossimo 4 dicembre diventa sempre più “spaccato” con una crescita interna del No della minoranza dem, per Renzi non c’è da dormire sonni tranquillissimi. I cittadini si dovranno esprimere ma per ora l’intero fronte politico, esclusi pochi casi isolati, è schierato contro Renzi e soprattutto contro la “sua” riforma costituzionale. La conferma arriva anche questa mattina dall’intervista al Mattino di uno dei principali protagonisti dell’antagonismo al segretario dem, ovvero Roberto Speranza: «l voto rischia di lasciare solo macerie. Abbassiamo i toni, sdrammatizziamo, evitiamo scontri di civiltà tra il bene e il male. Il Pd è il mio partito e non è in discussione la mia adesione a questo progetto». Molto duro anche sul presunto cambiamento dell’Italicum firmato settimane fa che impegna la maggioranza renziana a correggere alcuni punti della legge elettorale: «Un partito che conta quattrocento parlamentari non può cavarsela con un documento ambiguo e fumoso – sostiene – L’Italicum è in vigore e resta tutto in piedi il tema del ‘combinato disposto’. Le due questioni, riforma e legge elettorale, sono profondamente legate. Quando, come prevede la riforma, una sola Camera legifera e vota la fiducia diventa decisivo il modo con cui eleggi quella Camera. L’Italicum è disastroso. Avremo una Camera di nominati e si permetterà a una minoranza di diventare dominante. Il mio voto è e resta No».
Il referendum costituzionale e le elezioni americane, secondo tanti analisti potrebbero avere dei forti punti in comune: la volontà del popolo di andare contro il sistema potrebbero portare anche qui da noi un risultato negativo per quanto riguarda la proposta di riforma costituzionale del Governo Renzi, al voto il prossimo 4 dicembre. In realtà i punti di contatto non sono poi così tanti, dato che per il referendum la situazione politica non è esattamente quella presente negli Stati Uniti. Al netto di tutto ciò, la vittoria di Trump potrebbe in effetti avere un peso sulla volontà di “ribellarsi” al fronte del potere attuale, e su quello Obama e Renzi sono molto vicini a livello comunicativo e proposito. Interviene a proposito il ministro Delrio, molto vicino al premier, per fugare questi dubbi: nell’intervista a Repubblica Tv, il Ministro delle Infrastrutture ha raccontate da un lato che le Elezioni Usa sono state, come ha detto Grillo, un grande “vaffa” all’establishment, ma su questo con dei piccoli distinguo. «Sì, è una protesta contro l’establishment, ma noi non siamo l’establishment: Matteo Renzi non è nemmeno parlamentare, siamo una classe dirigente nuova e stiamo provando a realizzare un cambiamento che non è mai avvenuto finora nel nostro Paese. Faccio un appello ai cittadini: votate per la Costituzione non per il governo», è la prima risposta di Delrio. Secondo il ministro comunque la vittoria di Trump non dovrebbe pesare sull’esito, «La voglia di essere contro il sistema è diffusa in tutto il mondo dovunque si cercano persone che diano soluzioni semplici a problemi complessi. Credo che coloro che privilegino la stabilità continueranno a pensare che essa sia un grande valore».
In vista del referendum del 4 dicembre 2016 la regione Liguria è stata sanzionata per violazione della par condicio. L’Agcom ha infatti condannato, come riporta la Repubblica, il post pubblicato sul sito istituzionale in cui il presidente della regione Giovanni Toti, con i governatori di Lombardia, Roberto Maroni e Veneteo, Luca Zaia, annunciava la nascita del comitato per il No al referendum costituzionale. La regione Liguria dovrà ora pubblicare in evidenza sul sito istituzionale, entro tre giorni, la comunicazione “Ho violato la par condicio”: questo messaggio dovrà rimanere online per cinque giorni sennò scatterà una sanzione fino a 250mila euro. Secondo l’Agcom si è trattato di una comunicazione non istituzionale e che anzi ha lanciato un messaggio non controbilanciato. E’ stato il gruppo regionale del Partito Democratico a segnalare il post relativo al referendum del 4 dicembre 2016 e a chiedere l’intervento dell’autorità.