REFERENDUM COSTITUZIONALE/ D’Attorre: la Carta non conta, Renzi cerca il plebiscito
ALFREDO D’ATTORRE (Sinistra Italiana) auspica che chi nel Pd non si riconosce nel Partito della Nazione, voti No a una riforma costituzionale che ne costituisce la piena espressione

“Continuo a sperare fino all’ultimo che chi nel Pd non si riconosce nel modello del Partito della Nazione, voti no a una riforma costituzionale che ne costituisce la piena espressione”. E’ l’auspicio di Alfredo D’Attorre, deputato ex Pd e attualmente esponente di Sinistra Italiana. Intanto non si placano le polemiche dopo che domenica il ministro per le Riforme istituzionali, Maria Elena Boschi, aveva sottolineato: “Come direttivo nazionale, l’Anpi ha sicuramente preso una linea. Poi però ci sono molti partigiani, quelli veri, che hanno combattuto, e non quelli venuti poi, che voteranno sì alla riforma costituzionale”.
Per la Boschi i veri partigiani voteranno sì alla riforma. Che cosa ne pensa di questa uscita?
Siamo al di là del bene e del male. Sarebbe stato legittimo attendersi almeno delle scuse formali nei confronti dell’Associazione Partigiani. E’ come se domenica la Boschi avesse detto che l’Anpi rappresenta dei falsi partigiani. Se Renzi e la Boschi continuano con questi clamorosi autogol, non ci sarà nemmeno bisogno di fare la campagna elettorale per il no perché il rigetto di questi metodi da parte della società italiana sarà molto forte.
Intanto Renzi ha ribadito che se il referendum non passa lui andrà a casa. E’ l’ennesimo tentativo di politicizzare lo scrutinio costituzionale?
Quello del presidente del Consiglio è un tentativo irresponsabile e un po’ disperato. Renzi si rende conto del fatto che la sua narrazione ormai mostra la corda, soprattutto di fronte ai risultati concreti che non arrivano. Prova il rilancio caricando il referendum costituzionale di una chiave demagogica e antipolitica. Non credo però che funzionerà, perché immagino che nei cittadini italiani prevarrà la valutazione dei guasti che sarebbero prodotti da questa riforma. Sono quindi fiducioso che a ottobre ci sarà una larga vittoria dei no.
Nel frattempo anche Cuperlo si è detto pronto a votare No. Che cosa farà la minoranza Pd?
Continuo a sperare fino all’ultimo che chi nel Pd indica come sbagliato e perfino pericoloso questo modello istituzionale ed elettorale, al referendum decida di non appoggiarlo. Ricordiamo che a ottobre non si voterà soltanto sulla riforma costituzionale, ma di fatto ci sarà un pronunciamento anche sull’Italicum che è indissolubilmente legato al destino della riforma del Senato. Chi in Parlamento ha espresso una posizione contraria sull’Italicum, credo che abbia gli argomenti per sottrarsi a questo plebiscito renziano.
Quali argomenti?
Il referendum è anche una partita tra la definitiva affermazione del Partito della Nazione e la possibilità di ricostruire un nuovo centrosinistra. Chi è contro il Partito della Nazione non può stare con il Sì, che sarebbe il suo trionfo politico-istituzionale.
Nel frattempo ritiene che l’immagine pubblica di Renzi si sia appannata?
I fatti parlano da soli. La pressione fiscale non è diminuita, la disoccupazione resta oltre l’11% e il Pil è sostanzialmente fermo. Si iniziano a percepire gli effetti di tagli sempre più pesanti a settori vitali come sanità e trasporti pubblici locali. Sulle pensioni minime e sull’uscita flessibile per chi svolge lavori pesanti non c’è ancora nessuna risposta. Su tutte le questioni che toccano direttamente la vita dei cittadini Renzi ha fatto tantissime conferenze stampa, ma le persone comuni non vedono alcun risultato.
Intanto i sondaggi indicano che a Roma Fassina è fermo al 5%. Perché non riesce a intercettare gli indecisi?
Noi siamo fiduciosi sul fatto che l’esito che verrà dai voti veri sarà più significativo di quello dei sondaggi. Sinistra Italiana è un progetto allo stato nascente che sta suscitando curiosità e interesse nell’elettorato di sinistra che anche oggi è privo di rappresentanza. In questa fase le persone sono molto diffidenti, anche giustamente, e quindi aspettano di vedere se nasce una forza di sinistra seria e concreta, autonoma rispetto alla deriva del Pd, o se si tratta semplicemente dell’ennesima riedizione di un partitino parolaio di sinistra radicale.
(Pietro Vernizzi)
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