La reazione della Cgil, dopo la bocciatura della Consulta al quesito sull’Articolo 18 del Referendum sul Jobs Act, è affidata alle parole del segretario generale Susanna Camusso: nella conferenza stampa dopo la decisione della Corte Costituzionale – che comunque ha dato via libera ai quesiti su voucher e appalti – la Camusso ha decretato «La Cgil continuerà la battaglia per modificare le norme del Jobs Act sui licenziamenti e valuta il ricorso alla Corte europea. Ora inizia una grande campagna elettorale e da oggi chiederemo tutti i giorni di fissare la data in cui si vota». Per la Camusso insomma si va avanti ancora, sempre spingendo sul tasto dell’Articolo 18, quasi “noncurante” della decisione presa oggi dalla Consulta. «noi pensiamo che sia un’ingiustizia intollerabile che il comportamento illegittimo di un’impresa non venga sanzionato. Sullo Statuto dei lavoratori, dunque, Susanna Camusso intende continuare la battaglia per modificare le norme del Jobs Act in merito ai licenziamenti».
È arrivata la decisione della Corte Costituzionale sui referendum proposti dalla Cgil: come previsto, viene ritenuto inammissibile e quindi bocciato il secondo referendum depositato dalla Cgil, ovvero quello sull’Articolo 18. Il quesito che mirava ad abrogare le modifiche apportate dal Jobs Act sui licenziamenti non si potrà tenere in un testo referendario alle urne per tutta Italia, dunque rimane stabile quanto riformato dalla legge sul lavoro del governo Renzi, non ammettendo di ritornare alla situazione pre-Jobs Act in cui era normato l’articolo 18. La novità non è clamorosa in quanto i giudici della Consulta da tempo erano divisi proprio su questo punto, mentre sugli altri due referendum non ci sono mai stati grandi discussioni. La Corte Costituzionale, con la sentenza arrivata poco fa, ha stabilito e dato via libera ai quesiti sui voucher e sulla responsabilità in solido tra appaltante e appaltatore. Resta salda dunque la riforma Renzi mentre la Cgil comprensibilmente monta su tutte le furie e alle 15.30 il segretario Susanna Camusso ha convocato una conferenza stampa per commentare la decisione della Corte Costituzionale.
Oggi arriverà la decisione sul Referendum Cgil, con i tre quesiti proposti e depositati dalla Cgil con la raccolta record di firme da 3,3 milioni di persone che chiedono a gran voce di modificare il Jobs Act, l’ultima riforma sul lavoro promossa dal governo Renzi. Oggi è il giorno della decisione dalla Consulta, con la sentenza che dovrà decidere sull’ammissibilità o meno dei tre quesiti su Articolo 18, Voucher e questione appalti. I quattordici giudici della Consulta ascolteranno in udienza a porte chiuse prima gli avvocati del comitato promotore del referendum, Vittorio Angiolini e Amos Andreoni, e successivamente l’avvocato dello Stato Vincenzo Nunziata per la Presidenza del Consiglio. Poi si riuniranno in Camera di Consiglio, e decideranno se consentire o meno il pronunciamento degli elettori sui tre quesiti in calce a cui la Cgil ha raccolto ben 3,3 milioni di firme. Come molti analisti scrivono da tempo, la Corte Costituzionale pare abbia già deciso per il via libera a due dei tre quesiti, ovvero l’abolizione dei voucher e la responsabilità sociale nei confronti dei lavoratori degli appalti, ma c’è estrema indecisione e divisione all’interno dei giudici sul quesito più ingombrante, ovvero quello che minerebbe alla base il Jobs Act con la riammissione dell’Articolo 18, “crociata” storica della Cgil e dell’intero mondo dei lavoratori sindacalisti. Bisogna decidere o meno sulla riammissione della «tutela reale» (ovvero l’obbligo di restituire il posto di lavoro in caso di licenziamento «senza giusta causa») per i lavoratori dipendenti delle aziende con più di cinque addetti; si abbatterebbe così uno dei capisaldi della riforma Renzi del lavoro, cosa decideranno allora i giudici della Consulta?
La sentenza della Consulta oggi valuterà sei i tre quesiti del referendum posto dalla Cgil possono essere considerati ammissibili o meno in modo da stabilire o meno la chiamata alle urne per il popolo italiano nei prossimi mesi. Una vicenda e una decisione della Corte che rischia di avere molti più connotati politici di quanto si potesse pensare: per evitare infatti una prevedibile nuova sconfitta in un referendum, Renzi e Gentiloni potrebbero anche indire elezioni anticipate per far slittare il referendum di un anno ed evitare problemi in questa già delicata fase politica. Ma vediamo nel dettaglio i tre quesiti di questo referendum Cgil che oggi vedrà la luce oppure la bocciatura: il primo referendum è l’abolizione dei voucher, ossia la retribuzione del lavoro accessorio attraverso dei buoni. Il secondo referendum riguarda il ripristino dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, cioè l’articolo che sancisce il diritto al reintegro da parte del lavoratore licenziato senza una giusta causa. Il jobs act ha superato definitivamente l’articolo 18 e ha sostituito il diritto al reintegro con un indennizzo economico in caso di licenziamento senza giusta causa; ora con il referendum la Cgil intende abolire questa parte della riforma, minando però di fatto l’intera riforma sul lavoro di questi ultimi anni. Nel terzo referendum si chiede l’abolizione dell’articolo 29 del decreto legislativo 10 settembre 2003, cioè il ripristino della responsabilità dell’azienda appaltatrice, oltre a quella che prende l’appalto, in caso di violazioni subite dai lavoratori, norma che era stata cancellata dalla legge Biagi, in seguito modificata dalla legge Fornero. (Niccolò Magnani)