Le elezioni a Parma sono uno dei punti più interessanti nelle prossime Amministrative per verificare come i sondaggi di questi mesi abbiano valutato lo stato di salute del Movimento 5 Stelle, se bene o in qualche modo “mancante”. Negli ultimi sondaggi prodotti dunque sulla situazione di Parma, dove i grillini sono chiamati alla sfida impossibile contro il loro ex-iscritto più famoso in Italia, Federico Pizzarotti, molto vicino alla rielezione alla guida della città emiliana. I dati prodotti da Demos e Demetra per l’atlante di Repubblica sono chiarissimi in questo senso: il sindaco attuale responsabile della lista civica “Effetto Parma” è pronto per il bagno di voti, con il 42,1% già al primo turno, mentre al secondo posto molto staccato troviamo Paolo Scarpa, candidato del PD e delle liste ‘Parma Protagonista’ e ‘Parma Unita Centristi’.
Al terzo posto una donna, Laura Cavandoli, candidata ddi Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia e della lista ‘Insieme per il futuro’ e unica speranza per il centrodestra in città. Male, molto male invece il candidato del Movimento 5 Stelle, Daniele Ghirarduzzi, che ad oggi prenderebbe 4 volte meno dell’epurato grillino Pizzarotti. 4,5% contro il 43% del sindaco, un risultato non proprio brillante per l’intero Movimento 5 Stelle nella città dove aveva festeggiata 5 anni fa il primo vero incarico di rilievo sulla scena politica italiana.
Sondaggi che vanno, “intenzioni” che rimangono: le ultime indicazioni date dai risultati di Index Research mostrano come il Movimento 5 Stelle, nonostante la risalita del Pd renziano è ancora saldamente in testa alla lista dei partiti in Parlamento. La sfida sulla legge elettorale però nel frattempo prosegue, anche per poter portare al Paese un sistema di voto che non “condanni” lunghe e difficili alleanze post-voto, lasciando di fatto ancora una volta la maggioranza politica tutt’altro che “serena”. I grillini puntano dritto a non voler alleanze, anche se i sondaggi non li danno per nulla al 40%: 29,5% contro il 27,5% del Pd con Renzi di nuovo a forte traino che si fa sotto, lasciando il solco dietro di loro.
Certo, per i dem pesano quei quasi 6% lasciati “per strada” dopo la scissione del Mdp e il rinnovo di Sinistra Italiana (che ha pensionato Sel di Nichi Vendola): Si al 2,1% e Articolo 1 al 3,6% avrebbero dato quel vantaggio in più al Partito Democratico per presentarsi come primo partito d’Italia alle eventuali prossime Elezioni Politiche (ma comunque senza poter ancora raggiungere la sospirata “quota 40”). Centrodestra ancora fermo con Lega Nord al 12,2% e Forza Italia al 13,2%, oltre che FdI al 4,9%, con potenzialmente gli stessi voti dei primi due partiti ma senza una vera possibilità di trovare unità, almeno a breve. Male Alternativa Popolare al 2,3%, ad oggi il partito di Angelino Alfano non riuscirebbe a rientrare in Parlamento dopo le urne.