Due tappe finali per una campagna elettorale Amministrative passata in netta sordina di media e Partiti per via sia delle emergenze terrorismo in tutto il mondo e sia delle forti discussioni interne per la Legge Elettorale con sistema tedesco. Beppe Grillo oggi chiude così la campagna in Sicilia nelle due città più importanti al voto nella Regione: alle ore 18 in piazza della Stazione il fondatore del Movimento 5 Stelle conduce la chiusura della campagna accanto al candidato sindaco Maltese, nel comune dove gli ultimi mesi hanno visto sconvolgimenti continui per indagini, inchieste e arresti in larga parte del sistema di potere trapanese. Per questo motivo il grillino Maltese potrebbe avere qualche chances in più e di certo Grillo questa sera spingerà il piede proprio sull’ennesimo episodio di malaffare della politica.
Alle ore 21 poi sarà la volta di sostenere Forello a Palermo, in una città dove il Movimento 5 Stelle ha molto da farsi perdonare per via dello scandalo firme false proprio durante le scorse elezioni amministrative 2013: Orlando sembra in netto vantaggio e qui la sfida per i grillini sembra in netta salita, se non quasi impossibile.
Una delle partite più incerte dal punto di vista dei risultati verso le Elezioni Amministrative di domenica prossima è certamente Verona, che è chiamata alla prima sfida del post-Tosi (non candidabile dopo due mandati) e in rotta di collisione con la Lega Nord da anni. Con la disgregazione del Carroccio nella città veronese, la sfida vede ancora più possibilità e varianti, e il ballottaggio sembra oggettivamente l’unica vera soluzione. Ma anche qui, le combinazioni possono essere molteplici: in lizza ci sono Patrizia Bisinella, (Lista Tosi-Fare! e transfughi della Forza Italia), Orietta Salemi (Pd, Sinistra e liste civiche), Federico Sboarina (Lega Nord, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Battiti Verona Domani) e Alessandro Gennari (M5s). In quattro per un posto solo, con la Bisinella che sta salendo negli ultimi sondaggi, sfruttando il fatto di essere la fidanzata di Tosi e dunque in completa linea di continuità del suo compagno ormai sindaco uscente. «Sembrerebbe, a quanto dicono ben informati, che per il secondo turno ci sia già l’accordo pronto tra Pd e Tosi», ci ha pensato il grillino a scaldare l’atmosfera con questa accusa di inciucio formulato sul quotidiano l’Arena nella giornata di ieri, a pochi giorni dal voto. I Cinque Stelle paiono essere fuori dalla partita ma con le varie logiche di alleanze e veti degli altri partiti potrebbe risultare la “sorpresa” alle urne il prossimo 11 giugno (o forse il 25, qualora arrivasse al ballottaggio). Il centrodestra sembra fratturato e il Pd non pare avere la maggioranza assoluta: vi ricorda qualcosa?
La città di Genova come le altre in corsa per le prossime Elezioni Amministrative, si appresta ad andare alle urne per eleggere il successo del dem Marco Doria: nella città di Beppe Grillo, il caso-Cassimatis rischia di aver messo in definitivo ko il candidato Pirondini che non pare avere i numeri necessari per poter arrivare al ballottaggio contro i favoriti candidati di Pd, Gianni Crivello, e del centrodestra, Marco Bucci. La partita sembra essere agguerrita fino all’ultimo voto, con qualche polemica di troppo che nelle ultime ore si sta diffondendo per Genova e che riguarda però non una scelta politica ma una novità formale nella legge elettorale dei vari municipi che pare aver messe in “crisi” gli elettori genovesi. Con il “debutto” della doppia preferenza di genere (se l’elettore vuole dare due preferenze nella stessa lista, i due candidati devono avere genere diverso) in tanti denunciano la possibilità di caos e ritardi nello spoglio: gli elettori potrebbero confondersi, nonostante una profonda campagna informativa in queste ultime settimane, rendendo così annullabile quella scheda, per non parlare di contestazioni e tempi dello spoglio stesso. La regola però è approdata in tutte le città e ormai è divenuta abitudine negli ultimi mesi: per Genova, come per le altre realtà, non resta che mettersi il cuore in pace e apprestarsi al voto facendo attenzione a questa specifica. «Lo stiamo spiegando da giorni agli elettori, ma anche ai nostri rappresentanti di lista: la doppia preferenza va data nell’ambito della stessa lista e non della coalizione» tiene a precisare Simone D’Angelo del Partito Democratico.
È una sfida “fratricida” e che rischia di portare il Movimento 5 Stelle a fallire laddove aveva posto la sua “prima pietra” amministrativa cinque anni fa: domenica prossima, 11 giugno, si terranno le Elezioni Amministrative Comunali anche nella città di Parma, una delle realtà più sotto la lente di ingrandimento per vedere cosa e come riuscirà il Movimento 5 Stelle a fare contro il nemico Federico Pizzarotti, sindaco uscente e forte favorito per la rielezione. Rispetto a cinque anni fa infatti, il sindaco non fa più parte del Movimento, cacciato e sospeso da Grillo nel sua prima vera e propria epurazione dei “reietti” che si sono ribellati ai dettami del “grande capo”. «Ho sensazioni molte buone, sono tante le persone che fermiamo e altrettante quelle che ci fermano. Al di là di questo, come ho sempre detto dal primo giorno della campagna elettorale, noi non temiamo nessuno ma rispettiamo tutti. Aspettiamo l’esito vero che è quello delle urne, il verdetto che uscirà lunedì 12 giugno il mattino presto. Andiamo avanti nel segno dell’umiltà che ci ha sempre contraddistinto», racconta a Repubblica il grande favorito anche per questa tornata elettorale.
Gli avversari di Pd e M5s – Paolo Scarpa e Daniele Ghirarduzzi – paiono essere alquanto indietro nei sondaggi delle ultime intenzioni di voto per le Comunali, con Pizzarotti che evidentemente gongola. «siamo gli unici, come Effetto Parma, ad avere presentato, stampato e confezionato il programma perché i cittadini possano consultarlo ed essere consapevoli delle nostre proposte. Altri, gli schieramenti maggiori, non lo hanno neanche presentato e questo forse qualcosa vuol dire…». Ci sarà allora un altro “effetto-Parma” con conseguente suicidio politico del M5s? Non resta che attende il 12 giugno mattina, la sensazione è che i grillini in massa potrebbero tornare a votare Pizzarotti abbandonando la base…
La città di Palermo è storicamente un bando di prova per le Amministrative “particolare”, spesso riflettendo situazioni assai diverse da quelle logiche nazionali dominanti in quel preciso periodo. Pare la stessa cosa anche per queste Elezioni 2017, con i candidati – Leoluca Orlando per il Pd e Ferrandelli per il centrodestra (senza Salvini) – che vengono sfidati con buone possibilità di arrivare al ballottaggio dal candidato grillino, Marco Forello. Dopo lo scandalo della raccolta firma per le precedenti Amministrative, il Movimento 5 Stelle pare aver vinto la diffidenza degli elettori che su Forello potrebbero distribuire molti voti. I sondaggi danno in vantaggio il candidato ex Dc, ma al ballottaggi tutto può cambiare: è in fondo questo il senso della forte presenza del M5s nazionale con Alessandro Di Battista soprattutto in questi ultimi giorni di campagna elettorale. «I palermitani devono votare noi del M5S perché vogliamo approvare il reddito di cittadinanza che è un sistema per potere contrastare il voto di scambio che qui come in altre parti d’Italia ha consentito di fare entrare in Parlamento degli impresentabili che sono stati condannati», spiegava solo domenica scorsa il “Dibba” in comizio a fianco di Forello.
«Abbiamo la possibilità di dare un lavoro ad Alfano che è terrorizzato di perdere il posto di lavoro. Glielo daremo noi il reddito di cittadinanza. Dovrà lavorare per il Comune. Sono terrorizzati e terrorizzeranno i cittadini. Vogliono solo il vitalizio e i privilegi». Un tema “nazionale” portato nelle elezioni Amministrative fa capire più di tutto come i grillini investano molto e tanto in quella città che tanti scandali ha dato in questi ultimi mesi, proprio sul caso delle firme false che hanno coinvolto anche esponenti a Roma.