E ora che succede nel Partito Democratico? Dato l’addio alla “reggenza” Martina e in attesa che si figurino tutti i candidati al Congresso, i dem vivono l’ennesima “lite” tra correnti per decidere anche sulla data delle Primarie, se prima o dopo l’appuntamento elettorale di maggio 2019 per le Europee. «Minniti, Zingaretti, Martina: ho letto i manifesti di Maurizio e Nicola e li condivido parola per parola, conosco Marco da anni, ma su cosa i compagni dovrebbero scegliere? Non abbiamo bisogno di una nuova cordata di potere, ma di una politica e di una proposta che dia alternativa politica e sociale a questa destra. Solo così il congresso acquista il senso di una scelta vera», spiega Gianni Cuperlo da Forum Italia, raggiunto dall’Askanews. Secondo lo stesso ex Presidente Pd, «l’unità è figlia della chiarezza» ovvero “niente trasformismo” nei prossimi mesi dem: «non ho condiviso molto di quanto fatto da Renzi, ma trovo insopportabile che chi l’ha fatto spieghi a chi non li ha condivisi i gravi errori fatti. Nessuna abiura, ma discontinuità sì» conclude un “incendiario” Gianni Cuperlo.
RENZIANI: “NO CONGRESSO PRIMA DELLE EUROPEE”
Non solo Marcucci, anche Beppe Sala (che pure non si può definire “renziano” al 100%) lancia alcuni messaggi importanti nel merito di convocare un Congresso prima delle Elezioni Europee, vicenda non scartata da Martina nell’annunciare le proprie dimissioni: «Pensare di minare le basi del Pd prima selle Europee è una follia» ha spiegato il sindaco di Milano dal palco centrale del Forum Italia, «serve un segretario che faccia il mediano e non che pensi a se stesso come candidato premier, e serve una opposizione dura non solo sui giornali ma nelle piazze». Un “fronte comune” oltre il Pd e anti-gialloverdi lo richiedono da tempo Calenda e lo stesso Renzi, mentre Zingaretti e la parte più di “sinistra” dei dem vogliono l’esatto opposto: Martina era atteso ad una decisione in merito ma ha scelto di dare le dimissioni e rimettere tutte queste decisioni all’imminente Assemblea Nazionale.
MARTINA SI È DIMESSO DA SEGRETARIO PD
Era dato nell’aria dalle fonti vicine al Pd e ora è notizia ufficiale: Maurizio Martina si è appena dimesso da Segretario del Partito Democratico ponendo fine al mandato ricevuto solo lo scorso luglio all’Assemblea Nazionale post-disastro elettorale. «Si completa adesso il mandato che ho ricevuto all’Assemblea nazionale di luglio», ha detto poco fa chiudendo i lavori del Forum Italia a Milano, con presenti tutte le anime dem in pieno contrasto tra loro. «Nei prossimi giorni com’è giusto che sia, con la segreteria nazionale, noi concluderemo questa fase», con Martina che indica nel 11 novembre come buona data per l’Assemblea che dovrà indicare, si spera, la data ufficiale del Congresso. L’ormai ex Segretario ha poi spiegato alcuni dettagli, senza però svelare né sciogliere riserve sulla data congressuale (e nemmeno su una sua eventuale candidatura): «intendo costruire un percorso dove raccogliere idee per una prospettiva e preparare il Pd a una nuova battaglia. Il nostro congresso potrà essere l’occasione per fare la parte del lavoro che ancora ci manca per sviluppare un’alternativa che muova dal Pd ma vada oltre il Partito democratico, per la tanta disponibilità che c’è in giro. Il congresso è utile, il tema è come lo facciamo».
ASSEMBLEA NAZIONALE PD IL PROSSIMO 11 NOVEMBRE
L’annuncio arriva nel giorno in cui il Pd prova a riunirsi (per l’ennesima volta) contro il Governo gialloverde e proprio sull’opposizione al “populismo” di Lega e Movimento 5Stelle: «Il mandato ricevuto dall’Assemblea nazionale era di costruire un percorso che ci portasse a raccogliere le idee fondamentali e prepararci alla battaglia. Questo lavoro, ha continuato, è stato compiuto, e ora vi chiedo di considerare questo lavoro come un patrimonio di questa comunità, non di ricominciare da capo ma di partire da qui, da un lavoro che non è mio o di qualcuno, ma è di tutti». L’unica “rivelazione” fatta da Martina è nel merito della proposta fatta di Dario Franceschini nei giorni scorsi: «serve un’alleanza per le Europee, l’alternativa al governo sovran-populista di Lega e M5S si costruisce partendo dal Pd ma andando oltre il partito così come è stato finora concepito». Sulle tempistiche però è totale mistero, con i renziani che sono usciti subito allo scoperto con Andrea Marcucci: «Alle prossime elezioni europee e amministrative il Pd dovrà andarci serrando le fila e se questo dovesse portare a posticipare il congresso non mi straccerei le vesti. Il congresso va fatto in tempo molto rapidi, non si può andare a fine marzo. Marcucci intravede dei rischi nell’andare al confronto interno all’inizio del 2019″ e forse dovevamo farlo prima. Rischia di coincidere con il periodo peggiore. Quindi pensiamoci bene, valutiamo anche quando arriveranno le dimissioni di Maurizio Martina».