Scontro diplomatico tra Veneto e Abruzzo per un post di un dirigente dell’Ulss di Sulmona, in provincia de L’Aquila. Parte così la chiamata dal presidente del consiglio regionale veneto Roberto Ciambetti all’omologo abruzzese, Giuseppe Di Pangrazio. Tutto è partito da un post su Facebook nel quale si contestava la richiesta di aiuti partita dal Veneto dopo l’ondata di maltempo, ma confondendo autonomia con indipendenza. «Però avete fatto il referendum per l’indipendenza… Ve lo ricordate vero? Mica state pensando per caso di chiedere lo stato di emergenza per finanziare la ricostruzione con i soldi di tutti gli italiani no? se fosse per me vi fare marcire insieme al legno delle vostre foreste abbattute». In realtà il Veneto aveva fatto il referendum per l’autonomia, non l’indipendenza. E allora da Palazzo Ferro Fini è partita una telefonata, come riportato da Il Gazzettino. «Scusa Giuseppe, noi quando il terremoto ha messo in ginocchio il vostro Abruzzo vi abbiamo mandato dal Veneto colonne di volontari e voi adesso ricambiate così? Dicendo che dovremmo marcire insieme al legno delle foreste abbattute?».
“VOLETE L’INDIPENDENZA? MARCITE CON I PINI”
Quel post però non è un caso singolo. Rispetto al 2010, quando tutta Italia si mobilitò per l’alluvione di Vicenza e dintorni, ora dai social traspare un sentimento di insofferenza legato alla richiesta del Veneto di avere maggiore autonomia. Visto che i veneti vogliono essere autonomi, ora devono arrangiarsi e non chiedere aiuto alle altre regioni: questa è la considerazione che viene fatta e che è stata fortemente contestata dall’assessore alla Protezione civile Gianpaolo Bottacin, come riportato da Il Gazzettino. «Sono polemiche fatte da gente che non conosce i bilanci dello Stato. Se ci lasciano i 15 miliardi di euro di residuo fiscale che il Veneto dà a Roma ogni anno, il nostro miliardo di danni da uragano e maltempo ce lo paghiamo tranquillamente». Bottacin spiega dunque che il Veneto non chiede aiuto, ma che venga restituita una parte di ciò che ogni anno danno al resto dell’Italia. Il presidente del consiglio regionale abruzzese comunque è caduto dalle nuvole quando ha saputo del post, invece il dirigente dell’Ulss si è giustificato dicendo che gli era stato hackerata il profilo Facebook.