Niente primarie Pd per Matteo Renzi: l’annuncio arriva da Ettore Rosato, capogruppo del Partito democratico alla Camera. «Renzi non parteciperà alle prossime primarie del partito. Lo farà Calenda? Si è appena iscritto», così l’esponente dem su Twitter. Rosato ha poi spiegato che il partito non vuole dare vita ad un governo né con il M5s né con il centrodestra. «Chi ha ricevuto dagli italiani il mandato a governare lo faccia e dimostri le proprie capacità», ha aggiunto Rosato, come riporta uno stralcio della sua intervista di questa mattina a Omnibus. Neppure il ministro Andrea Orlando comunque pensa di candidarsi alle primarie. «C’è bisogno prima di regole nuove per far rivivere la democrazia interna al partito, dovremmo aprire una fase costituente». In merito all’iscrizione al Pd di Carlo Calenda: «Trovo che sia una personalità che possa dare un contributo importante, se si volesse candidare a segretario è assolutamente in suo potere. Ha idee diverse dalle mie ma può rendere più articolato e plurale il quadro. Il Pd non deve essere solo il posto della maggioranza». (agg. di Silvana Palazzo)
VERSO LA DIREZIONE, MARTINA TRAGHETTATORE E LA BOSCHI..
E se fosse davvero Maurizio Martina a portare il Pd fuori dai guai e le sconfitte del post Elezioni? Si profila il suo nome come la possibile “calma” da imporre dopo la Direzione Pd decisiva di lunedì prossimo, un modo per tenere insieme l’ala ancora renziana del Partito e le minoranze che insorgono e non vedono l’ora di sbarazzarsi dell’ingombrante presenza del leader accentratore di Firenze. Il bergamasco e pacato Martina potrebbe essere la soluzione, più di Delrio o dello stesso Gentiloni il quale dovrà badare al governo del Paese mentre nei prossimi mesi si terranno i turbolenti accordi/intrighi per formare un nuovo Parlamento. Il compito è chiaro e ci sarebbe anche il consenso dello stesso Renzi, oltre che di Orlando e Franceschini: traghettare il partito verso l’assemblea nazionale di aprile, verso un nuovo leader e inevitabilmente verso una nuova stagione, chissà se poi non ci sarà più spazio anche ben oltre il “traghettamento” per l’attuale vicesegretario del Pd. Intanto non sono giorni semplici nemmeno per Maria Elena Boschi, da molti considerata all’interno del Pd la vera “sconfitta” personale di Renzi sul fronte banche: «Non sono in pista né per il capogruppo, né per la vicepresidenza della Camera. Per favore, non tirate in ballo il mio nome», spiega al Messaggero l’ex ministro ora rieletta in Parlamento nel collegio di Bolzano.
ORLANDO, “ALLEANZA CON M5S TROVATA MEDIATICA DI RENZI”
Andrea Orlando continua nella sua “denuncia” dei metodi poco chiari usati da Matteo Renzi ormai tre giorni fa al Nazareno nel commentare la sconfitta elettorale e nell’annunciare dimissioni “al rallentatore” per evitare che il Partito Democratico si possa in pochi giorni sfilare e andare a costituire la stampella del M5s (come era già quasi pronto una buona parte dei delusi dal renzismo e dal pessimo risultato elettorale). Il ministro della Giustizia, e leader della minoranza assieme a Emiliano (lui sì completamente anti-Renzi da tempo e in continua “proposta” di allearsi con Di Maio) invece non ci sta e vede nella mossa di Renzi una “trovata mediatica per tirare a campare ancora”. Intervenendo ieri sera a Porta a Porta, Orlando ha aggiunto «queste finte dimissioni sono una trovata per discutere un’altra cosa invece di quello di cui bisognava parlare: cosa fare dopo una disfatta storica. Si prova a parlare di questo per evitare una discussione su un risultato che è stato drammatico. E’ come buttare la palla in tribuna», ha aggiunto anche questa mattina a Radio Capital. Per quanto riguarda i termini di una vera alleanza con M5s, Orlando smentisce le voci interne ed esterne al Nazareno: ieri aveva detto che il 90% del Pd era conto, oggi «Non considero i Cinque stelle il diavolo hanno preso qualche qualche milione di voti nostri, ovvero di persone che votavano a sinistra, e non li regalerei al diavolo. Il problema sta nelle differenze politiche programmatiche con loro. Alcuni dicono: “ci hanno insultato”, ma anche quando fu fatto l’accordo col centrodestra non venivamo da uno scambio di cortesie in campagna elettorale».
CAOS E CRISI NEL PD
Orlando ed Emiliano a parte, è tutto il gruppo del Pd ad essere in seria sbandata dopo la sconfitta elettorale e dopo la frattura di chi ancora sostiene Renzi e la scelta di non mandare il Pd incontro al Movimento 5 Stelle e di chi invece vuole aprire una nuova fase e non esclude l’appoggio su determinati temi a Di Maio & Co. Lorenzo Guerini e Maurizio Martina stanno cercando di convincere lo stesso Renzi a rassegnare vere dimissioni lunedì durante la Direzione del Partito Democratico per poter iniziare la nuova fase che porterà al Congresso, le primarie e le candidature. Orfini però smorza le critiche sul segretario e spiega, «le dimissioni sono vere e formali, Renzi ha già presentato la lettera come da statuto». In forte imbarazzo sia Gentiloni che gli altri leader del Partito che vogliono capire che mosse prendere da qui a lunedì per poter arrivare a dare una direzione sicura e solida in un momento di forte sbandamento di tutta la truppa dem. L’ipotesi più probabile al momento è una accelerazione delle dimissioni renziana, con la salita al potere dem di Martina che traghetti il partito verso il Congresso e i prossimi mesi turbolenti sia dentro che fuori il Parlamento.