SCENARIO/ Stato-mafia, patto giudici-M5s per far fuori il centrodestra
La Corte d’assise di Palermo riconosce colpevoli Mori e Dell’Utri. Affossando così ogni ipotesi di governo con dentro il centrodestra. Via libera a M5s. Ma sotto tutela. MARA MALDO

“Una sentenza assurda, illogica, che poggia su un nulla fatto di niente”. Così i Radicali sulla decisione della Corte d’assise di Palermo in merito al processo Stato-mafia. La corte ha accolto “la fantasiosa e fantastica ricostruzione della procura per quel che riguarda la stagione del 1992-93”. Cito i Radicali perché non sospetti di connivenza col “male assoluto” Berlusconi e determinati da sempre a garantire trasparenza alla vita delle istituzioni.
Inutile rimarcare che la prima conseguenza di questa sentenza è affossare la possibilità di un governo di centrodestra ed ancor più di una contaminazione tra Movimento 5 Stelle e la coalizione guidata da Matteo Salvini.
Lo ha spiegato bene il Pm Di Matteo, che sottolinea nelle sue dichiarazioni che la sentenza addossa al politico Berlusconi responsabilità di connivenza con Cosa nostra. E chi potrebbe fare accordi politici con un “capo bastone” della mafia?
Non Di Maio ovviamente, ma in realtà neanche Salvini. Ed il copione di Palermo sembra scritto su misura per chi confida nella rottura all’interno del centrodestra e sulla parabola conclusiva di Forza Italia.
Berlusconi ci ha messo del suo, inseguendo ad ogni costo il sogno di un governo tra centrodestra e Pd che gli consentisse, giocando di sponda con Renzi, di oscurare l’astro nascente di Salvini. Ma nel bel mezzo delle sceneggiate a margine delle consultazioni ci hanno pensato i giudici di Palermo a ricordare chi dà le carte nella vita politica italiana, con buona pace di coloro che vogliono che a contare siano “i cittadini”.
Che scenario si prospetta a partire da un quadro così sconfortante per la convivenza civile di una Repubblica dove sono ormai equivoche le relazioni tra i poteri dello stato? Cosa accadrà nei prossimi giorni?
Mattarella attingerà alle riserve della Repubblica e per evitare un Di Matteo ministro della giustizia come ipotizzato da Di Maio, pescherà nel mondo dei giudici per il primo, e per il presidente del Consiglio potrebbe farlo addirittura nella Corte costituzionale, di cui è stato membro. Dalla Consulta arrivano molti nomi papabili: da Tesauro a Silvestri, a Sciarra. Del resto anche nella Bibbia dopo i Re ed i Profeti viene il libro dei Giudici.
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