RETROSCENA/ Uomini e poltrone del patto Renzi-Di Maio
Altro che no ad M5s senza se e senza ma: Renzi è pronto, prontissimo a trattare con Di Maio. Sta già arruolando parlamentari per ingrossare le file. MARA MALDO

Farà il ministro degli Esteri del governo Di Maio. Questo il segreto che il reggente del Pd Martina custodisce da giorni. Non lui lo farà. Il cardine della trattativa con i 5 Stelle è infatti il destino di Matteo Renzi.
Ecco cosa realmente significava lo slogan #senzadime che da giorni tagga i tweet dei renziani più accaniti. Il governo senza di “lui” non si può fare. E Matteo Renzi intende far pagare un prezzo salato per dare il via libera alla legislatura. Non solo lui farà il ministro degli Esteri, ma i ministri del Pd saranno scelti da lui e chi ha voluto “aprire il dialogo” con i grillini resterà a bocca asciutta, e dovrà accontentarsi di non essere nuovamente trascinato alle urne. Già, perché nel braccio di ferro immancabile all’interno del Pd, se si tornasse al voto è facile immaginare che a fare le liste, a dare le carte sarebbe ancora Matteo da Rignano e questo significherebbe il capolinea per gli Orlando, i Franceschini, gli Emiliano oggi in brodo di giuggiole perché vedono vicina la meta agognata.
Ai suoi Renzi ha detto: “voglio vedere la faccia di Di Maio quando gli chiederò di riconoscere nel dibattito sul Def i meriti del mio governo, comprensivo dell’appendice di Gentiloni…”.
Una furia. Per calmare la quale ci vorrà ben più che un solo ministero. E ben più delle nomine nelle partecipate e controllate statali, vero baluardo del pensiero politico renziano: “occupare qualcosa è meglio che occuparsi di qualcosa”.
Renzi, come nel sequel de Il padrino di Francis Ford Coppola, pretende in cambio della collaborazione al governo con Di Maio di procedere indisturbato al repulisti dei suoi nemici interni. Pronto a sostituirli in parlamento già dai prossimi giorni con le schiere dei miracolati di Silvio Berlusconi. Arruolati a decine alla Caffettiera di piazza di Pietra a Roma da un redivivo Verdini, mai come oggi servo di due padroni. Cosa succederebbe infatti al governo M5s-Pd se ad ingrossare le file dei dem arrivassero nel tempo e a decine parlamentari azzurri, magari con il pretesto di non reggere più l’egemonia salviniana, e pronti a tutto pur di traghettarsi verso una terra più feconda di quella amara ed arida di una nuova, interminabile, stagione all’opposizione?
Grillo mesi fa: “Mai col Pd”. Renzi di rimando: “Non abbiamo niente da dirci”. Ora recitano insieme con la sicumera di sempre: “Noi tireremo dritto! …Fino alla prima curva”.
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