CAOS M5S/ “Casta” vs rivoluzionari, Di Maio nel mirino di Fico-Di Battista
Il governo italiano ha fatto saltare la bozza del vertice Ue di domenica. Ma nei 5 Stelle c’è grande agitazione e Conte e Di Maio sono in difficoltà. Ci pensa Moavero (per ora). MARA MALDO

“Ho appena ricevuto una telefonata dalla cancelliera Angela Merkel, preoccupata della possibilità che io potessi non partecipare al prevertice di domenica a Bruxelles sul tema immigrazione. Le ho confermato che per me sarebbe stato inaccettabile partecipare a questo vertice con un testo già preconfezionato. La cancelliera ha chiarito che c’è stato un misunderstanding: la bozza di testo diffusa ieri verrà accantonata. Domenica al centro della discussione sull’immigrazione ci sarà la proposta italiana e se ne discuterà insieme alle proposte degli altri Paesi. L’incontro non si concluderà con un testo scritto, ma solo con un summary delle questioni affrontate e sulle quali continueremo a discutere al Consiglio europeo della prossima settimana. Nessuno può pensare di prescindere dalle nostre posizioni. Ci vediamo domenica a Bruxelles!”
Ieri alle 15.30 il presidente del Consiglio italiano ha diffuso su twitter questo messaggio con l’intento di arginare non tanto l’altalena sui mercati dello spread, quanto piuttosto di contenere lo scontro interno ai 5 Stelle che stava arroventando la riunione dei gruppi parlamentari.
Già, perché i primi a soffrire della guida leghista della coalizione, palesemente a trazione salviniana, sono proprio deputati e senatori grillini, che ieri si sono scagliati con veemenza contro la conduzione del movimento e soprattutto del governo, rimproverando al duo Conte-Di Maio una sostanziale irrilevanza.
Ancora una volta i buoni uffici di Enzo Moavero, il montiano degli Affari esteri, hanno consentito di ottenere dalla cancelliera Merkel un’apertura di credito che sarà pagata a caro prezzo sui tavoli europei.
Nella riunione dei “gialli” peraltro se ne sono viste di tutti i colori, con la Taverna nell’insolito ruolo di mediatrice, prostrata dai troppi interventi che hanno trasceso nel turpiloquio per ricordare alla nuova casta la natura movimentista della formazione politica di maggioranza. Molti non tollerano ormai l’imborghesimento del ceto padronale di sottosegretari e ministri e dopo la distribuzione delle cariche nelle commissioni parlamentari promettono sfracelli nei giorni a venire.
Ma gli insorti grillini non sono solo semplici peones bensì il riflesso di una mentalità giacobina per la quale c’è sempre “uno più puro che ti epura”, come amava dire Pietro Nenni.
Di Maio, Toninelli & co. sono avvisati. Fico è maturo. Di Battista ha comprato il biglietto di ritorno dalla California.
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