E’ un Centrodestra a due facce quello espresso dagli ultimissimi sondaggi politici. Vi abbiamo raccontato l’ascesa della Lega di Matteo Salvini, ad oggi primo partito a quattro punti di vantaggio sul Movimento 5 Stelle, ma sia Forza Italia che Fratelli d’Italia non se la passano di certo bene. A sei mesi di distanza dal 13 per cento raccolto alle elezioni politiche dello scorso 4 marzo 2018, gli azzurri di Silvio Berlusconi sono scivolati addirittura sotto il 7 per cento, 6,9 per cento per la precisione. E il partito di Giorgia Meloni anche non può sorridere: FdI si attesta al 4,1 per cento, in calo rispetto alle ultime rilevazioni. Nonostante però i due flop sopra citati, il Centrodestra avrebbe le carte in regola per ottenere la maggioranza superando la soglia del 40 per cento: Lega più Forza Italia più Fratelli d’Italia stimati al 43 per cento. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
LEGA ALLUNGA SU M5S
Dopo il risultato storico dello scorso 4 marzo 2018, la Lega non si ferma più. Matteo Salvini riuscì a raggiungere appena sei mesi fa oltre il 17 per cento di consensi, ma ora i sondaggi politici delineano un altro scenario, decisamente ancor più positivo. Il sondaggio di Swg per il TG La 7, come vi abbiamo raccontato, dà il Carroccio al 32,3 per cento: quasi il doppio. E c’è un dato che lascia riflettere: quattro punti percentuali in più rispetto al Movimento 5 Stelle, con gli alleati di governo fermi al 28,3 per cento. L’estate, dunque, ha aumentato il divario tra i due partiti: gli esperti evidenziano che il lavoro del segretario federale della Lega al Viminale sta portando risultati importanti, ben superiori rispetto a quelli di Luigi Di Maio e gli altri esponenti pentastellati negli altri ministeri. Il decreto dignità, inoltre, non ha avuto successo come sperato dal leader politico M5s, con gli imprenditori sul piede di guerra. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
SWG (3 SETTEMBRE): SALVINI VOLA AL 32,2%
I sondaggi politici stilati da Swg tra la fine di luglio e questo inizio di settembre, pongono il movimento guidato da Matteo Salvini come primo indisturbato partito italiano, staccando di ben 4 lunghezze il Movimento 5 Stelle di Di Maio, in lieve calo. Secondo le tendenze elettorali analizzati in questi primi giorni di settembre – in parallelo con le stime di fine luglio – la Lega arriva fino al 32,2% (era al 30,3%, crescita netta del 1,9%). Il Movimento guidato da Luigi Di Maio invece si ferma al 28,3%, perdendo l’1,4% in un solo mese e mezzo (era al 29,7%): clamoroso passo indietro, secondo i sondaggi Swg, anche per Forza Italia che scenderebbe addirittura fino al 6,9% (a fine luglio era al 8,6%) mentre per il Partito Democratico lo stallo post Elezioni rimane sostanzialmente il medesimo al 17,7%. Chiude Fratelli d’Italia al 4,1%, in leggera salita rispetto all’estate (era al 3,7%).
ANALISI POLITICA (13 AGOSTO): GOVERNO A DESTRA O A SINISTRA?
I sondaggi elettorali raccolti da Analisi Politica in questa estate molto calda dal punto di vista politico provano a riflettere sulla reale “ideologia” che sottende il Governo in carica: in poche parole, il Contratto di Governo firmato da Lega e M5s ha portato un esecutivo più volto a sinistra o a destra? Osservando i provvedimenti, la linea generale e le polemiche dell’elettorato, e guardando soprattutto i dati del sondaggio recente, la linea Salvini prevale su quella Di Maio: in particolare, secondo il 14% degli intervistati spiega che il Governo è «molto più di destra», mentre il 48% ovvero la maggioranza, ritiene che l’esecutivo M5s-Lega sia «un po’ più di destra»: 7% per governo gialloverde “un po’ più di sinistra”, solo 3% ritiene che l’esecutivo Conte sia un vero governo di sinistra. Con un Salvini “prendi-voti” un po’ dappertutto, la possibilità che in generale l’elettorato italiano si sia spostato più a destra rispetto all’ultimo decenno è un fatto.
JDD FRANCIA (24 AGOSTO): CALO DI MACRON
Lo scontro tra Emmanuel Macron e Matteo Salvini ha infiammato nei giorni scorsi il panorama politico europeo, con il Ministro della Lega che – attaccato dal Presidente francese per le politiche anti-Ue – ha ribadito come i sondaggi in Francia davano un profondo calo di popolarità dell’inquilino all’Eliseo, tanto da far capire come gli stessi francesi si ribellino contro chi “rappresenta l’Europa contro i populisti”, come si è autoproclamato Macron nell’attaccare la linea populista Orban-Salvini. Oggi arriva la conferma con i dati del sondaggio JDD condotto in Francia tra il 23 e il 24 agosto: sono stati comparati gli inizi dei ultimi tre governi francesi, scoprendo come il calo vistoso di Emmanuel Macron è tutt’altro che inventato dai populisti anti-Ue. Ad oggi solo il 34% appoggia l’operato del Presidente a Parigi, che è più del 24% ottenuto al primo turno delle Presidenziali ma la netta metà del 66% con cui aveva sbaragliato Le Pen al secondo turno. Meglio di lui aveva fatto, decisamente, Nicolas Sarkozy che nello stesso periodo quando era in sella al Governo otteneva il 40%; peggio invece Francois Hollande che in soli pochi mesi passò dal 61% fino al 28% nell’agosto del suo secondo anno da Presidente.
ANALISI POLITICA (22 AGOSTO): DOPO GENOVA, ELETTORI PIÙ POPULISTI
Dopo la strage di Genova, gli elettori raggiunti dal sondaggio di Analisi Politica per La Verità dimostrano un’impennata incredibile del grado di “statalismo”, a discapito di un’economia e un’impresa più liberalista, sussidiaria e disposta alla presenza dei privati in industrie anche di forte interesse pubblico. La gravissima gestione di Autostrade (gestita da privati, ndr) sul ponte crollato, evidentemente, pesa moltissimo in un sondaggio che fatto in questo momento è chiaro raccolga molto astio e critica feroce: alla domanda «Per un buon funzionamento della Nazione, lei ritiene che ci voglia più o meno Stato, nell’impresa e nell’economia?», se nel 2011 gli elettori italiani si dividevano con il 43% di “statalisti” e il 36% convinti ci volesse “meno Stato”, nel 2014 si confermò la divisione praticamente a metà della nazione – 49% pro-Stato, 46% meno-Stato. Oggi però i dati sono radicalmente cambiati: il 72% si dice del tutto convinto che ci voglia più Stato in economia ed imprese, mentre solo il 23% è “vicino” al tenere in forte presenza anche i privati per poter gestire al meglio l’intero funzionamento del Paese. Insomma, dopo il Morandi, l’elettore si riscopre più “statalista”, ovvero più vicino in questo caso alle teorie (populiste) del Movimento 5 Stelle, intento a voler nazionalizzare Autostrade (e non solo, pare).