REDDITO DI CITTADINANZA: NO A CHI LASCIA IL LAVORO E AI FINTI DIVORZIATI/ Ultime notizie: filtri anti-furbetti

- Dario D'Angelo

Reddito di cittadinanza: no a chi lascia il lavoro e ai finti divorziati. Filtri anti-furbetti: spunta anche la clausola "anti-bamboccioni".

Luigi Di Maio Luigi Di Maio (Lapresse)

C’è grande attesa per conoscere le modalità che caratterizzeranno l’erogazione del reddito di cittadinanza, la misura bandiera del MoVimento 5 Stelle che verrà approvata per decreto nelle prossime settimane. Uno degli obiettivi più complicati da raggiungere per l’esecutivo è quello che il reddito di cittadinanza venga sfruttato dai cosiddetti “furbetti”. A tal proposito, come riporta Il Messaggero, nella bozza del decreto è stata inserita una postilla per cui non avranno accesso al sussidio «i nuclei familiari che abbiano tra i componenti soggetti disoccupati a seguito di dimissioni volontarie nei dodici mesi successivi alla data delle dimissioni», fatti salvi ovviamente i casi di giusta causa. Una norma ad hoc poi, verrà inserita per evitare le separazioni o i divorzi di comodo. Nella bozza del provvedimento si legge che “i coniugi permangono nel medesimo nucleo anche a seguito di separazione o divorzio, qualora continuino a risiedere nella stessa abitazione”.

REDDITO DI CITTADINANZA, I FILTRI ANTIFURBETTI

Tra le norme anti-furbetti che caratterizzeranno l’articolazione del reddito di cittadinanza, come riporta Il Messaggero, ve ne sarà anche una relativa ai figli, già definita clausola “anti-bamboccioni”. Al fine di evitare che i figli si stacchino dai nuclei familiari per incassare il reddito andando a vivere da soli – dal momento che il reddito dei genitori potrebbe inibire l’accesso a quello di cittadinanza – la norma prevede che un figlio maggiorenne è da considerarsi a carico della madre e del padre se ricorre anche solo una di tre condizioni. La prima è che sia minore di 26 anni. “In questo caso”, scrive Il Messaggero, “è sempre considerato sulle spalle dei genitori. Un modo anche per non erogare il Reddito agli studenti fuori sede”. La seconda è che sia “nella condizione di essere a loro carico ai fini Irpef”, una norma che riguarda i ragazzi “fino a 24 anni che hanno un reddito fino a 4 mila euro, e quelli oltre i 24 anni che hanno un reddito massimo di 2.840 euro”. La terza ed ultima prevede che il figlio venga considerato comunque a carico dei genitori se, pur non abitando più con loro, non ha a sua volta figli.





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