I possessori dello Swatch in versione “LGBT” rischiano l’arresto in Malesia. Il modello arcobaleno prodotto e venduto dal famoso marchio di orologi proprio per celebrare il Pride, come riportato dal Guardian, è ritenuto dal Governo dannoso o potenzialmente tale per la morale della popolazione. “Gli oggetti di questo genere possono compromettere gli interessi della Nazione promuovendo, sostenendo e normalizzando il movimento, che non è accettato dal grande pubblico”, ha affermato il Ministero.
L’omosessualità è infatti un reato nel Paese del Sudest asiatico e chiunque appartenga al movimento LGBT+ è sottoposto a costanti discriminazioni e/o violenze. La norma è frutto della profonda fede musulmana che vige nello Stato. È in virtù di ciò che le forze dell’ordine, nei giorni scorsi, hanno fatto irruzione nei negozi Swatch che si trovano in undici centri commerciali in tutto il territorio, inclusa la capitale Kuala Lumpur, per sequestrare gli orologi recanti quelli che sono definiti “elementi LGBT”. In totale si è trattato di 172 prodotti dal valore di 10.960 sterline.
Possessori di Swatch “LGBT” rischiano arresto in Malesia: la legge
Il Governo della Malesia ha anche comunicato che i possessori dello Swatch “LGBT” possono ricevere una multa di 20.000 ringgit malesi (3.425 sterline), ma anche essere sottoposti all’arresto fino a tre anni, così come per coloro che li producono o li distribuiscono. “Ci impegniamo a prevenire la diffusione di elementi che sono dannosi o che possono essere dannosi per la morale dei nostri cittadini”, ha affermato il Ministero in una nota.
Il famoso brand di orologi, da parte sua, ha deciso di intentare una causa contro l’esecutivo del Paese del Sudest asiatico per il sequestro dei prodotti avvenuto in undici negozi, sottolineando che questi ultimi “non promuovevano alcuna attività sessuale” bensì rappresentavano “semplicemente un’espressione divertente e gioiosa di pace e amore”. Il Governo sostiene che il provvedimento è stato legittimo in virtù del Printing Presses and Publications Act del 1984, ma la questione finirà inevitabilmente in tribunale.