Sembra che il Governo belga sia pronto a cedere una quota di Bnp Paribas per finanziare un fondo nazionale per la difesa
Il Governo belga sta valutando la vendita di un grosso pacchetto detenuto in Bnp Paribas, la più grande banca francese. Il rumor è stato riferito dai media francesi e non è stato commentato da Bruxelles. Bnp (che in Italia controlla Bnl) ha subito accusato un netto arretramento al listino Euronext, dove il titolo ha toccato nella seconda metà di marzo il suo massimo storico.
Il Belgio, attraverso la holding pubblica Sfpim, ha in portafoglio il 5,6% del gruppo francese: poco meno del primo azionista (il megafondo statunitense Blackrock). La quota è nel patrimonio statale belga dal 2009, quando Bruxelles dovette salvare presso Bnp il gruppo Fortis, travolto dal collasso globale dei mercati. Il valore corrente della partecipazione sul mercato è di circa 4,8 miliardi di euro.
Secondo le indiscrezioni, il Governo belga sarebbe intenzionato a far cassa per finanziare un nuovo “fondo per la difesa”. È una mossa, a questo stadio, non facile da interpretare in modo compiuto.
Il riarmo europeo è al momento un coacervo di “libri bianchi”. Il piano RaArm/Readiness 2030 proposto dalla Commissione Ue (che ha sede a Bruxelles come la Nato) è imperniato su una regia centrale degli investimenti in una difesa europea, con il ricorso a fondi di coesione e all’euro-indebitamento. Il nuovo Governo tedesco in cantiere ha invece preannunciato un maxi-piano nazionale di politica militar/industriale da 100 miliardi di euro in dieci anni.
Restano indeterminati, intanto, i contorni finanziari e operativi del “piano dei Volenterosi”: ufficialmente promosso da Francia e Gran Bretagna, però a cavallo di molti confini (Ue/non Ue ed Europa/NordAmerica).
Proprio su quest’ultimo fronte non può essere dimenticato un fatto recentissimo: il Belgio non è stato invitato a Londra nel vertice “fondativo” dei Volenterosi. Il motivo non è stato affatto misterioso: il nuovo Governo belga, in carica da due mesi, è guidato da Bart De Wever, capo di Nuova alleanza fiamminga, una formazione della destra conservatrice che all’Europarlamento è parte di Ecr.
Una figura in sé non sgradita all’establishment europeo come i leader Identità e Democrazia (l’opposizione di destra a Strasburgo), ma certamente non gradita alla Francia di Emmanuel Macron. Il quale sul crinale accidentato fra riarmo e finanza bancaria si sta muovendo con particolare frenesia.
È di pochi giorni fa la notizia che il Segretario generale dell’Eliseo, Alexis Kohler, lascerà l’incarico per approdare al vertice di Société Génerale, terzo gruppo bancario francese. L’annuncio è giunto quando lo stesso Presidente francese ha ventilato la creazione di un “fondo nazionale per il riarmo”, finanziato da soggetti pubblici e dal risparmio privato. Non è difficile immaginare che il nuovo Premier sovranista belga voglia evitare il rischio di ritrovarsi grande azionista di una banca francese posta dirigisticamente al servizio del riarmo francese. Meglio liquidare la quota e investire il ricavato nel riarmo belga: anche nella prospettiva non brevissima della nuova verifica di “ReArm/Readiness” presso il Consiglio Ue, fissata per il prossimo giugno.
È assai probabile che vi parteciperà – per la prima volta – il nuovo Cancelliere tedesco Friederich Merz: il quale sembra già puntare verso un potenziamento coordinato (“federale”) di politiche nazionali di riarmo da parte dei Paesi Ue, all’interno di una Nato ancora viva ed efficiente. Ed è lo scenario cui pare guardare anche il Governo italiano.
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