Dietro i titoli di coda del Ventotene-show, la ristrutturazione della sinistra italiana sembra accelerare. Maurizio Landini era in piazza al girotondo pro-Europa chiamato da Repubblica (controllata da Exor, prima azionista di Stellantis) con la sponsorizzazione del sindaco dem di Roma, Roberto Gualtieri. Dieci giorni dopo – intervistato dalla stessa Repubblica – il segretario della Cgil ha però affermato una netta opposizione alla Ue del riarmo. E ha detto che vuole ripartire “dalla piazza” per rilanciare il contrasto a tutte le politiche che vogliano “far pagare” il riarmo ai lavoratori e “tagliare lo stato sociale”.
La posizione di Landini sembra coincidere quasi perfettamente con quella della segretaria Pd, Elly Schlein: anche lei in piazza del Popolo, ma non prima di aver espresso direttamente in europarlamento il suo dissenso dal piano ReArm presentato dalla Commissione Ue. E mentre Roberto Benigni dava massima eco sulla Rai al casus mediatico inventato da Repubblica su Ventotene, Schlein si è fatta notare per una trasferta a Trapani, per protestare contro un grave caso di malasanità riguardante migliaia di referti oncologici sbagliati.
È su questo che la leader del maggior partito d’opposizione ha scelto di attaccare in questi giorni il governo Meloni, che su ReArm, d’altronde, ha portato a Bruxelles una posizione di apertura solo parziale. È stata una cautela contro cui sono scatenate figure “europeiste” come quella del leader cattodem Romano Prodi o Mario Monti, ex commissario Ue divenuto premier tecnico per amministrare in Italia l’austerity decisa da Bruxelles. Iniziative più azzardate ancora dell’ambiguo girotondo di Michele Serra, almeno a osservare i video che continuano a fiorire sui principali siti d’informazione sul caso Prodi-Ventotene.
L’uscita di Landini è giunta comunque pochi giorni dopo che la sinistra antagonista europea (il gruppo europarlamentare The Left) è scesa in piazza a Torino, ai cancelli di Mirafiori, ospite Giuseppe Conte oggi leader pentastellato dopo aver guidato l’esecutivo “ribaltonista” M5s-Pd. Conte ha scelto un luogo simbolico della “lotta di classe” in Italia – il più grande stabilimento Fiat – per marcare la sua distanza dalla “piazza europea di Repubblica”.
Ma l’operazione è stata chiaramente dialettica anche verso le prove di dialogo parlamentare fra il presidente di Stellantis, Yaki Elkann, e le forze politiche di maggioranza e opposizione, nella prospettiva di importanti aiuti pubblici al gruppo, sotto forma possibile di commesse militari nella cornice del riarmo europeo.
Conte a Torino ha subito respinto con fermezza l’ipotesi “trappola del riarmo”: esattamente là dove 45 anni fa il segretario del Pci, Enrico Berlinguer, era in piazza con gli operai contro la Fiat di Gianni Agnelli e Cesare Romiti.
L’ex premier – che nel 2019 è stato endorsato anche da Donald Trump ed Emmanuel Macron, oltreché da Papa Francesco – sta intanto scaldando i motori per una nuova manifestazione a Roma, il 5 aprile, una “contro-piazza” rispetto a quella del 15 marzo. I pronostici dicono che Landini ci sarà. Se si facesse viva anche Schlein sarebbe difficile negare che è nato un “Nouveau Front Populaire” italiano. Una replica del cartello elettorale che nel giugno scorso ha steso in Francia il vero “cordone sanitario” contro l’avanzata impetuosa del Rassemblement National lepenista.
Sono stati infatti i partiti di sinistra a vincere l’azzardo delle elezioni anticipate chiamate da Macron dopo la débâcle del suo campo centrista all’euro-voto. La sinistra moderata e antagonista ha vinto la scommessa disperata persa dall’Eliseo, ma non è stata poi compatta al secondo turno sotto il ricatto etico-politico di Macron lanciato come esigenza “civile” di fermare Marine Le Pen.
Per la cronaca, la sinistra ha tenuto sul tavolo per due mesi la candidatura a premier di Lucie Castets, un’economista e tecnocrate meno che quarantenne, come Schlein. Poi la costituzione francese e la spregiudicatezza di Macron hanno partorito due malfermi governi di centrodestra, con l’appoggio esterno di Rn. Ma ormai l’intero teatro politico francese è già proiettato verso le nuove presidenziali, che potrebbero svolgersi anche prima della scadenza del 2027.
Se è pronosticabile il declino forse definitivo del centro macroniano (cui continua a ispirarsi la fronda anti-Schlein dei cattodem italiani), non è affatto da escludere uno scontro bipolare fra due donne: Marine Le Pen e una candidata di un NFP prevedibilmente destinato a risorgere come coalizione elettorale. Negli stessi mesi – sulla carta – si terrà il voto politico italiano.
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