Papa Leone XIV ha ricevuto sabato gli esponenti della Curia romana e i dipendenti della Santa Sede, nella prima udienza importante dopo l’inizio ufficiale del suo pontificato. Il suo discorso è stato un unico invito/appello a collaborare con lui in spirito di unità missionaria per l’intera Chiesa cattolica.
Le sue parole sono parse con molta evidenza una declinazione specifica, in prima persona, del suo primissimo saluto dopo l’elezione: la Chiesa che annuncia la pace evangelica e vuole realizzarla non può che essere per prima una comunità pacificata.
È la Chiesa di un Papa eletto da un conclave che in ventiquattr’ore ha superato tutte le divisioni pronosticate alla vigilia all’interno del sacro collegio. La Chiesa di un Papa che chiede anzitutto ai confratelli che lo hanno eletto l’8 maggio di essere protagonisti uniti con lui.
E questo sembra evidentemente valere fin d’ora per i capi-dicastero in Curia (per ora tutti confermati) come anche per i leader degli episcopati internazionali, che Leone inizierà molto presto a incontrare (la Cei sarà ricevuta il 17 giugno).
Poche ore dopo l’udienza alla Curia, il Papa ha annunciato due nomine. Due indicazioni in sé onorifiche, ma solerti e visibili. A favore di due cardinali curiali che hanno partecipato all’ultimo conclave (secondo molte indiscrezioni ricevendo entrambi voti di stima nel primo scrutinio esplorativo). Due figure “senior” – forse le più prestigiose – della Chiesa africana e di quella asiatica, all’indomani di un conclave che ha visto in prima linea la Chiesa americana (quella del Nord assieme a quella del Sud) nell’elezione di un papa cittadino sia statunitense che peruviano.
Il cardinale Robert Sarah, prefetto emerito della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, è stato designato inviato speciale a presiedere le celebrazioni liturgiche in programma il 25 e 26 luglio 2025 presso il Santuario di Sainte-Anne-d’Auray, in occasione del 400esimo anniversario delle apparizioni di Sant’Anna al contadino bretone Yvon Nicolazic.
Sarah, 79enne guineano, è usualmente qualificato come “conservatore” dalle categorie vaticanologiche, sia in campo liturgico sia in quello della morale sessuale. Quel che è agli annali è che ha iniziato un lungo cursus in Curia romana sotto il pontificato di san Giovanni Paolo II e lo ha proseguito sotto quello di Benedetto XVI e Francesco. È stato comunque Papa Ratzinger, già emerito, a tributargli una rarissima prefazione al volume “L’elogio del silenzio”.
Papa Prevost ha invece subito riassegnato il suo titolo di cardinale vescovo – nella diocesi suburbicaria di Albano – a Luis Antonio Tagle, pro-prefetto di Propaganda fide. Taglie, 66 anni filippino, già arcivescovo di Manila, è stato chiamato a Roma da Papa Francesco. La sua “papabilità” ha avuto certamente la sua motivazione principale nella stima aperta mostrata da Papa Bergoglio: non diversa – peraltro – da quella manifestata successivamente nei confronti del cardinale Prevost, chiamato egualmente a un incarico di vertice in Curia da una diocesi molto lontana da Roma.
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