PRELIEVO FORZOSO O LOTTA ALL’EVASIONE: L’ACCUSA DI RENZI SULLA LEGGE DELEGA FISCALE
Nella legge delega fiscale davvero il Governo Meloni ha posto una sorta di “prelievo forzoso” in dote all’Agenzia delle Entrate? La polemica esplode dopo l’intervento del senatore e leader di Italia Viva Matteo Renzi che accusa direttamente Meloni e Salvini di aver introdotto nella legge appena approvata alla Camera (e in discussione al Senato) «il prelievo forzoso per portare via i soldi delle tasse o delle multe».
Secondo l’ex Premier, che annuncia di voler presentare un emendamento per cancellare questa norma, «Hanno deciso di entrare nei vostri conti correnti. E chi lo ha deciso? Salvini e Meloni. Incredibile, nella delega fiscale anziché preoccuparsi di abbassare le tasse, il governo permette all’Agenzia delle Entrate e ai vari soggetti istituzionali di entrare nel conto corrente con il cosiddetto prelievo forzoso e portare via i soldi delle tasse o delle multe». Renzi conclude dicendo che Salvini e Meloni fino ad oggi avevano giurato che non avrebbero mai fatto alcun intervento del genere, «si lamentavano degli altri accusandoli di mettere le mani nelle tasche degli italiani. Allora, io presenterò un emendamento la prossima settimana in commissione per cancellare il prelievo forzoso. Vediamo se Salvini e Meloni si rimangiano anche questa promessa».
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COS’È IL PRELIEVO FORZOSO E QUANDO È STATO FATTO: DA AMATO A PRODI FINO A…
La dicitura “prelievo forzoso” la si deve alla possibilità che lo Stato possa prelevare soldi dai conti correnti dei contribuenti contro la loro specifica volontà. Nella storia recente della Repubblica il tema del “prelievo forzoso” è sorto nel 1992 quando il Governo Amato per salvaguardare i conti pubblici introdusse notte-tempo un decreto con l’imposta straordinaria su tutti i conti correnti, un prelievo pari al 6 per mille del valore depositato sui conti.
Non fu però mica l’unico “prelievo forzoso” della storia, in quanto già pochi anni dopo nel 1996 il Governo Prodi (Centrosinistra) con un decreto di fine anno implementava una manovra tributaria di 4.300 miliardi di lire denominato “Contributo straordinario per l’Europa”. La celebre “Eurotassa” imponeva, secondo l’allora Ulivo, la riduzione del disavanzo dello Stato dello 0,6% per consentire il rispetto dei parametri di Maastricht ai conti pubblici italiani, permettendo conseguentemente l’ingresso dell’Italia nell’area euro. Altri “prelievi” più o meno incidenti si ebbero in quasi tutti i Governi successivi, fino all’esecutivo tecnico Draghi che nell’aprile 2022 con la “tassa di guerra” smentì la richiesta dei sindacati che chiedevano una nuova patrimoniale per far fronte agli aumenti dovuti alla guerra. «Un intervento sui redditi e i patrimoni più alti con dei prelievi di solidarietà dell’1% per tutelare chi sta peggio, chi ha difficoltà ad arrivare a fine mese»: le parole usate un anno fa da Maurizio Landini, leader Cgil, trovando però la smentita di Draghi alla presunta tassa di guerra, «Nessuno pagherà più tasse. Il governo non tocca le case degli italiani».
ECCO PERCHÈ NON SI PUÒ DEFINIRE “PRELIEVO FORZOSO” LO STRUMENTO IN DELEGA FISCALE
Resta dunque il tema se il Governo Meloni nella delega fiscale abbia o non abbia inserito un sostanziale “prelievo forzoso” di qualche tipo per far fronte al recupero del gettito a fronte di evasione fiscale. Diciamo che il tema farebbe esplodere una forte contraddizione negli stessi giorni in cui il vicepremier Matteo Salvini con la proposta di una “pace fiscale definitiva” chiede di trovare una pacificazione sulle cartelle inferiori a 30mila euro di “pendenza”, venendo accusato dalle opposizioni di fare “condoni”. Da un lato quindi per Renzi il Governo vuole lanciare prelievi forzosi e aumenti di tasse, dall’altro invece starebbero cercando di produrre “condoni”. La verità dunque dove sta?
Procediamo con i fatti, al di là delle interpretazioni/provocazioni politiche: il disegno di legge delega per la riforma fiscale, presentato a marzo in Parlamento dal governo Meloni, è stato approvato il 12 luglio dalla Camera. Il testo è giunto in questi giorni al Senato e traccia i principi generali entro cui il Governo a maggioranza Centrodestra dovrà operare nei prossimi mesi per riformare a fondo il fisco (tramite decreti legislativi). Il riferimento di Renzi è all’articolo 16 del disegno di legge delega – sottolinea il fact checking di “Pagella Politica” – dove si stabiliscono i principi che il Governo dovrà seguire per la «revisione del sistema nazionale della riscossione». L’esecutivo avrà la possibilità di «potenziare l’attività di riscossione coattiva dell’agente della riscossione attraverso la razionalizzazione e l’automazione della procedura di pignoramento dei rapporti finanziari». Nel caso della riforma fiscale con “pignoramento” si sta parlando dei soldi sui conti correnti dei contribuenti che hanno pendenze con il fisco. Approvata dall’ABI (Associazione Bancaria Italiana) la legge delega non inserisce alcun “prelievo forzoso”, semmai l’obiettivo specifico del Governo è snellire il «procedimento di riscossione e di ridurne le tempistiche, favorendo così l’incasso anticipato dei crediti. Ne potranno derivare, in termini finanziari, effettivi positivi, in via prudenziale non stimati», sottolinea la relazione tecnica che accompagna il ddl delega.
In sintesi dunque non vi è alcun “prelievo forzoso”, semmai nella riforma del fisco si parla di potenziamento della riscossione tramite «la razionalizzazione e l’automazione della procedura di pignoramento dei conti correnti». La differenza è che nel caso del prelievo forzoso del 1992 o anche dell’Eurotassa si parlava di tutti i conti correnti e di tutti i contribuenti: qui invece il possibile “prelievo” avverrebbe nella riscossione di chi ha carichi pendenti ingenti con lo Stato.