IOHANNIS LASCIA, IL GOVERNO DELLA ROMANIA ORA TREMA: COS’È SUCCESSO DOPO LA RICHIESTA DI IMPEACHMENT
La novità non è che Klaus Iohannis non sia più il Presidente della Romania, ma è la tempistica (e le motivazioni) delle dimissioni annunciate oggi 10 febbraio 2025 a stravolgere ulteriormente un equilibrio politico nazionale già piuttosto compromesso dopo l’annullamento del primo turno delle Elezioni Presidenziali dello scorso 24 febbraio 2024. «Lo faccio per proteggere la Romania», ha detto il leader liberale che avrebbe dovuto dimettersi lo scorso 21 dicembre dopo la scadenza naturale del suo mandato. Iohannis era invece rimasto alla guida della nazione dell’est Europa dopo che la Corte Costituzionale ha clamorosamente annullato i risultati del primo turno (che portava al ballottaggio tra i due candidati Georgescu e Lancioni), in attesa che il nuovo Presidente della Repubblica romena fosse eletto nella nuova data fissata per il 4 maggio prossimo.
Le proteste fortissime in piazza, i partiti di destra che contestano l’accordo tra Presidente Iohannis e Premier Ciulacu (che nel frattempo ha vinto, di poco, le Elezioni Parlamentari) e lo scontro internazionale sempre più forte tra Europa e Russia hanno portato al rischio stabilità dell’intera Romania: si arriva alla giornata di oggi con il voto del Parlamento che avvia ufficialmente la procedura per un referendum popolare sul possibile impeachment contro Iohannis, richiesto dai partiti del Centrodestra (AUR, USR, POT e Sos Romania). A quel punto la decisione già paventata negli scorsi giorni, diviene ufficiale: Iohannis annuncia alla nazione le dimissioni per provare ad uscire dalla crisi politica che attanaglia la Romania. La fine del suo mandato “plus” terminerà ufficialmente il 12 febbraio e la sede vacante rimarrà occupata fino alle prossime Elezioni Presidenziali di maggio da uno dei Presidenti delle due Camere (il nome deve ancora essere ufficializzato nelle prossime ore, ndr): nel frattempo però la tensione rimane dentro e fuori il Parlamento, con la crescita imponente dei consensi nella destra filo-russa attorno a Calin Georgescu, il vincitore del primo turno poi annullato.
LE DIMISSIONI DEL PRESIDENTE DELLA ROMANIA AL TERMINE DI UN LUNGO CAOS POLITICO: QUALI SCENARI DA QUI AL 4 MAGGIO
Il Governo Ciulacu in Romania sebbene rimanga per il momento stabile a livello parlamentare, potrebbe subire scossoni non da poco con la caduta di Iohannis e la rinnovata instabilità politica che attende Bucarest da qui fino al voto di domenica 4 maggio 2025. La procedura di impeachment avviata, ora ovviamente bloccata sul nascere dalle dimissioni del Presidente della Repubblica, è solo l’ultimo di una serie di stravolgimenti che nel mondo romeno (e non solo, come dimostrano i recenti casi di Moldavia e Georgia si staglia dopo 3 anni di vicinissima guerra in Ucraina. L’USR di Elena Lancioni, così come l’AUR di Simion e la lista civica della destra di Georgescu, contestano al Presidente liberale Iohannis (dello stesso partito, il PNL, del Premier Ciolacu) di non aver difeso la legittimità delle Elezioni Presidenziali, ufficialmente annullate per presunti brogli e ingerenze filo-russe.
Quanto però emerso negli ultimi giorni con il clamoroso dossier di “Snoop”, giornale d’inchiesta in Romania, ovvero che nelle ingerenze esterne i responsabili non siano forze russe del Cremlino ma una campagna su TikTok finanziata dallo stesso Partito Nazionale Liberale, potrebbe essere stato l’ultimo colpo di coda che ha “convinto” Iohannis al passo indietro (pur senza motivarlo in tal senso). Il fatto che il PNL, guidato oggi dal presidente del Senato Ciuca, fosse uscito profondamente sconfitto da quel voto è un’aggravante secondo il giudizio della destra romena che parla di un “complotto filo-UE” per impedire lo svolgimento dell’iter democratico. Resta ora da capire cosa potrà avvenire prima e soprattutto dopo le Elezioni di maggio, con la Romania che presumibilmente vedrà creare i partiti di destra oltre che un’ulteriore ko del PNL ad oggi dato ai minimi storici dopo oltre 30 anni di ininterrotta presenza al Governo romeno post-caduta del Muro. Il candidato controverso Georgescu sale ancora nei consensi, ma la sfida lanciatagli dai partiti centristi, le altre destre e la sinistra in Romania, vedrà ora diversi mesi di preparativi che potrebbero alla fine costare consenso prezioso per leader (a sorpresa) della destra filo-russa.