Don Giuliano Costalunga è tornato e non ci sono buone notizie per lui: non farebbe notizia che un prete torni dall’estero nel suo paese d’origine (Selva di Progno, vicino Verona) per celebrare messa con i propri ex parrocchiani. Non ci sarebbe nulla di male se non fosse che quel prete è proprio quel Don Giuliano che dal 2017 è sospeso “a divinis” per essersi dichiarato gay e per aver sposato un suo ex collaboratore alle Canarie con rito civile spagnolo. Da quei giorni, Costalunga è per l’appunto sospeso dalla celebrazione dei sacramenti da parte della Chiesa Cattolica (dopo segnalazione del vescovo): oggi però, come racconta il Corriere della Sera Veneto, la notizia è che Don Giuliano è non solo tornato ma ha anche celebrato messa in una sala Villa de Winckels, dimora storica di Tregnago adibita a ristorante, la scorsa domenica. C’erano fedeli e parrocchiani attigui alla chiesa “venero-cattolica” sotto la quale Don Costalunga ha officiato l’eucaristia: inevitabile che, una volta emersa la notizia, scoppiasse la polemica.
IL “RITORNO” DI DON GIULIANO COSTALUNGA
Don Giuliano Costalunga è stato sacerdote per dieci anni, di cui sette parroco della località montana in provincia di Verona di Selva di Progno: 3 anni fa si è sposato alle Isole Canarie con un suo collaboratore in parrocchia e da allora le cronache da locali sono divenute nazionali, con la Chiesa cattolica che si è ritrovata costretta a sospendere a-divinis il prete che proclamava “l’unione fa sempre comunione” e utilizzava paramenti arcobaleno per celebrare la grandezza LGBT nella Chiesa. «È stato bellissimo rivedervi, un bacio a tutti – ha detto Don Costalunga in un video di saluto girato nell’aeroporto bergamasco di Orio al Serio prima di ritornare alle Canarie – e grazie a Dio, che ha reso possibile il mio “miracolo” regalandomi un’esperienza nuova di umanità»; ora però rischia una scomunica completa, a coronamento di una storia dai tratti sempre più assurdi e “bislacchi” che non fanno altro che generare confusione nelle piccole comunità del Veronese.