Prete gesuita vs Fabrizio Corona/ “Infelicità disumana, confina con malattia mentale”

- Mirko Bompiani

Fabrizio Corona è finito nel mirino di padre Ottavio De Bertolis: "Chi legge quelle riviste assurde di gossip è perché in fondo ci proiettiamo e..."

fabrizio corona Fabrizio Corona

Padre Ottavio De Bortolis torna a far parlare di sé e questa volta ha messo nel mirino Fabrizio Corona. Il religioso era balzato agli onori delle cronache per alcune sue dichiarazioni sul Natale e sul coprifuoco, questa volta, nel corso della sua omelia alla Chiesa del Gesù di Roma, ha citato l’ex re dei paparazzi per lanciare un messaggio ben preciso ai fedeli: che un certo tipo di mondo rappresenta l’esatto contrario di ciò che dice Maria, ovvero essere ultimi. Padre De Bortolis ha esordito rivelando di aver letto l’ultimo libro di Fabrizio Corona, “L’Italia che ho creato”: «È la descrizione di un ambiente dove ci sono veline, giornalistici, politucoli e imprenditori. Ora invece sto leggendo un libro bellissimo, “Casa Lampedusa”. Sono letture che mi hanno fatto riflettere sul mondo, su tutte queste persone che sono accomunante da alcune cose: hanno intelligenze e vite diverse, vite scintillanti e interessanti».

Prete gesuita vs Fabrizio Corona: “Infelicità disumana”

Il prete gesuita ha sottolineato che tutte queste persone sono prese da un desiderio di affermazione di sé. «Non c’è niente di male», ha sottolineato padre De Bertolis, sottolineando che il Signore ci ha creato per espandere il nostro io, ma non hanno capito che lo fanno dalla parte sbagliata: «Nessuno di noi direbbe quello che ha detto Maria: io sono la serva. Nessuno vuole essere servo. In fondo ognuno fa in modo che gli altri girino intorno a sé, un modo un po’ obliquo per considerarsi i padroni del mondo». Soffermandosi poi su Fabrizio Corona, il religioso ha aggiunto: «L’Italia che ho creato (il titolo del libro, ndr)? No, non è il Paese che ha creato tu, probabilmente tu sei il prodotto di quella Italia, questo ambiente produce anche una certa dilatazione dell’io talmente evidente che confina con la malattia mentale vorrei dire, con la perdita della percezione del senso del reale».





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