Il Fondo monetario internazionale ha pubblicato le sue previsioni macroeconomiche di inizio anno, continuando a correggere e limare quelle autunnali al rialzo per quanto riguarda la crescita economica di alcuni Paesi, gli Usa e la Cina in particolare, e al ribasso quella di altri, in particolare i Paesi europei.
In relazione alla crescita dei prezzi è previsto un proseguimento della tendenza internazionale alla disinflazione, pur con qualche incertezza aggiuntiva in alcune aree geografiche e, negli Usa e in Europa, per quanto riguarda l’inflazione dei servizi, ancora superiore a quella del periodo precedente il Covid e all’inflazione dei beni. Tuttavia, data la minor rilevanza del fenomeno nell’ultimo anno, soprattutto in Italia ma anche in Europa, ci limitiamo ad analizzare e commentare le previsioni sulla crescita economica.
Il Fondo monetario internazionale prevede una crescita globale stabile ma relativamente poco brillante, pari al 3,3% sia nel 2025 che nel 2026, un dato che è quasi mezzo punto al di sotto della media storica del periodo 2000-2019 che è del 3,7%. La previsione è inoltre quasi invariata rispetto a quella di ottobre in quanto le correzioni al rialzo, sopra anticipate, hanno compensato equivalenti correzioni al ribasso, evidenziando divergenti tra le economie delle diverse aree e un profilo di crescita globale ancora incerto.
Nelle economie avanzate, le revisioni delle previsioni di crescita vanno in direzioni diverse, al rialzo ancora una volta per gli Stati Uniti, Paese in cui la domanda rimane solida, aiutata da una politica monetaria meno restrittiva rispetto al recente passato e condizioni finanziarie complessivamente favorevoli. È dunque prevista una crescita al 2,7% nell’anno in corso, mezzo punto in più rispetto alle previsioni di ottobre, riflettendo in parte l’effetto di trascinamento dal 2024 oltre che buone condizioni del mercato del lavoro e investimenti in crescita.
Nell’area dell’euro si prevede una crescita lievemente migliore rispetto all’anno che si è chiuso, ma inferiore alla precedente previsione di ottobre e ancora influenzata dalle tensioni geopolitiche. La previsione è dunque solo dell’1% per l’intera area, maggiore dello 0,8 del 2024 ma inferiore all’1,2% della precedente previsione, condizionata dalla debole conclusione dello scorso anno, dalle incertezze del settore manifatturiero e da quelle della politica economica ma anche politiche. Nel 2026 la crescita invece prevista in rialzo all’1,4%, sostenuta da una domanda interna più forte e da condizioni finanziarie più favorevoli, in grado di migliorare la fiducia e ridurre l’incertezza.
Nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo il Fondo monetario internazionale prevede invece performance di crescita nel prossimo biennio in linea con quelle del 2024, in particolare con la Cina al 4,6% quest’anno e al 4,5% nel 2026 contro il 4,8% del 2024. Ancora una volta il miglior risultato è quello indiano, con una crescita costante al 6,5% nel prossimo biennio, identica rispetto al 2024.
Viene dunque da porci un’interessante domanda da “Ritorno al futuro”: riuscirà la Cina a superare il Pil degli Stati Uniti prima che l’India riesca a superare la Cina?
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.