Il priore degli agostiniani su Leone XIV: governo basato su comunione e pragmatismo, attento alla pace. No a curia solo agostiniana, sì al dialogo
Alejandro Moral Antón, priore generale degli agostiniani, ha offerto un ritratto autentico e profondo del nuovo Pontefice Leone XIV conosciuto da lui sin dal 1982, quando studiavano insieme a Roma; entrambi legati da un’amicizia che si è rafforzata nel tempo, hanno vissuto dodici anni di stretta collaborazione condividendo quotidianamente la vita comunitaria, i pasti, le celebrazioni e i momenti spirituali e proprio questa lunga convivenza ha permesso al priore di osservare da vicino l’indole affabile e disponibile di Robert Francis Prevost, qualità che, secondo lui, non si sono affatto affievolite dopo l’elezione al soglio pontificio.
Ha infatti raccontato che – già la sera della sua elezione – Leone XIV cercò di contattarlo telefonicamente per condividere l’emozione del momento, e che – poco dopo – lo invitò a Genazzano e a concelebrare con lui alle grotte vaticane, segnali tangibili del suo desiderio di mantenere vivi i rapporti con la famiglia agostiniana; il priore ha poi messo in evidenza come il Papa sia una persona con cui si può parlare di tutto, dotata di grande intelligenza e serenità e ne ha rimarcato anche la profonda sofferenza per i conflitti internazionali, come quelli in Medioriente, Ucraina e tra India e Pakistan che lo colpiscono nel cuore e lo spingono a promuovere una fraternità aperta, non autoreferenziale, coerente con il carisma agostiniano.
Anche da cardinale – ha ricordato – Prevost era solito partecipare alla preghiera del mattino con la comunità e pranzare fraternamente con i confratelli, e – anche se ora la sua agenda sarà più fitta – il priore è certo che Leone XIV farà il possibile per non interrompere del tutto quel legame spirituale e umano che lo unisce all’Ordine.
Priore degli agostiniani su Leone XI: equilibrio tra tradizione e pragmatismo nella curia
Dal punto di vista del governo, Moral Antón ha tracciato un profilo del Papa come uomo del dialogo, capace di ascoltare tutte le voci prima di prendere decisioni ma altrettanto risoluto nel momento in cui è necessario agire in autonomia: ha spiegato che il nuovo Pontefice ama ricordare un principio tipico della spiritualità agostiniana ovvero, che è meglio camminare dieci metri insieme piuttosto che duecento da soli, una frase che riflette bene il suo stile di governo collegiale ma non passivo.
Secondo il Priore, Prevost potrebbe somigliare più a un primo ministro che a un monarca, intendendo con ciò un leader pratico e attento alla gestione condivisa ma ha escluso che il Papa promuoverà uno “spoils system” a favore degli agostiniani ribadendo che Leone XIV è una persona equilibrata che conosce bene i meccanismi della curia grazie alla sua esperienza da Prefetto del Dicastero per i Vescovi e alla familiarità con Papa Francesco e potrebbe quindi affidare incarichi a figure dell’ordine ma non per appartenenza bensì per competenza.
Quando gli è stato chiesto se l’elezione fosse legata all’identità agostiniana del Papa, il Priore ha risposto che le ragioni sono più profonde: la sua esperienza missionaria, il profilo internazionale e il lungo servizio a Roma ricordando poi che la spiritualità agostiniana si fonda su quattro pilastri: la ricerca comune della verità, la comunione del cuore e della mente, l’interiorità come luogo dell’incontro con Dio, e l’impegno verso una Chiesa aperta al mondo e – in questo contesto – ha rievocato con dolore la frattura di Lutero, anche lui agostiniano, vissuta come una ferita mai rimarginata soprattutto per chi – come loro – mette la comunione al centro.