Come ormai noto, il Programma Gol, la Garanzia di occupabilità dei lavoratori, è un’azione di riforma prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza dell’Italia (il “famoso” Pnrr) per riqualificare i servizi di politica attiva del lavoro nel nostro Paese.
Il programma dispone di risorse pari a ben 4,4 miliardi di euro ed entro il 2025 dovrebbe coinvolgere 3 milioni di beneficiari, di cui almeno 800.000 in attività formative, 300.000 delle quali relative alle, sempre più richieste e necessarie, competenze digitali.
Il Rapporto del ministero del Lavoro pubblicato nei giorni scorsi ci racconta che, al 31 gennaio 2025, il Programma Gol ha preso in carico più di 3,2 milioni di lavoratrici e lavoratori disoccupati.
La metà delle prese in carico fanno riferimento al percorso 1 che identifica quello per le persone più vicine al mercato del lavoro. Il resto si distribuisce tra il percorso 2 di Aggiornamento e il percorso 3 di Riqualificazione (rispettivamente 24,8% e 20,7%), mentre è pari solo al 3,8% la quota di coloro che necessitano di percorsi più complessi di Lavoro e inclusione (percorso 4). Le persone indirizzate, altresì, al Percorso 5 di Ricollocazione collettiva, rivolto ai lavoratori beneficiari di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, hanno, a oggi, ancora un peso marginale, pari a 4.085 (0,1%) prese in carico alla data di riferimento.
Quanto alle caratteristiche delle persone beneficiarie, nella media nazionale, la componente femminile rappresenta il 55,5%, quella giovanile il 29,2% e quella più adulta (over 55) il 16,7%. La percentuale di cittadini stranieri coinvolti nel Programma è, infine, pari al 15,3%. Inoltre, al momento dell’ingresso nel Programma, il 35,5% degli individui risulta disoccupato da almeno 6 mesi e il 30,7% da ben 12 mesi e oltre.
La platea del Programma è, ovviamente, rappresentata prioritariamente da persone in cerca di occupazione percettori di un ammortizzatore sociale o di una misura di sostegno economico di integrazione al reddito sottoposti a condizionalità (in particolare: percettori di ammortizzatori sociali quali Naspi e DisColl e delle misure sostitutive del Reddito di cittadinanza), ma anche dai lavoratori fragili e dai disoccupati con minori chance occupazionali senza diritto a nessuna misura di sostegno al reddito.
In particolare al 31 gennaio 2025, tra coloro che hanno un patto di servizio Gol attivo, il 46% ha presentato una domanda di Naspi o DisColl, il 3,9% risulta avere una domanda Sfl accolta e attiva, il 5,1% è componente attivabile al lavoro di nuclei beneficiari di Adi, mentre il restante 45% è composto da persone “solamente” in cerca di lavoro, ma senza nessun sostegno.
La “deadline” del 2025 si sta, insomma, avvicinando. Sarà, quindi, cruciale capire se il Paese è riuscito fare un “Gol” alla povertà e alla disoccupazione. Comprendere, poi, allo stesso tempo se, come, e/o quante delle persone ai margini del mercato del lavoro sono state inserite in virtuosi percorsi di riqualificazione e reinserimento al lavoro.
La speranza è che, alla fine, un processo di riforma, per quanto sicuramente imperfetto e perfettibile, non rimanga incompiuto solo perché, ad esempio, sono finite le risorse, in gran parte europee, come già accaduto, troppe volte, in passato.
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