Pupi Avati torna nelle sale cinematografiche con Il Signor Diavolo, un film horror che fa tornare alla mente il suo capolavoro La casa dalle finestre che ridono. Questo perché la pellicola è stata girata ancora una volta nella provincia padana anche se con tinte decisamente diverse. La trama ruota attorno all’omicidio di un adolescente che molti consideravano posseduto dal demonio. Tratto da uno stesso romanzo dell’autore vedrà tra i protagonisti Carlo, l’omicida quattordicenne, e il suo amico Paolino oltre al “deforme” Emilio. In una lunga intervista a La Repubblica lo stesso Pupi Avati specifica il passaggio dal libro alla sala: “Quando scrivo la mia tastiera è come se possedesse due modalità, quella per i film e quella per i libri. Se scrivo per il cinema innesto un’applicazione in cui i valori quantitativi vengono segnalati con un bip, se invece scrivo un romanzo rimuovo l’applicazione e faccio come mi pare“.
Pupi Avati, Il Signor Diavolo: il parallelo con La casa dalle finestre che ridono
E’ impossibile per Il Signor Diavolo di Pupi Avati non fare il paragone con La casa dalle finestre che ridono: “Quest’ultimo è un film del 1976 ambientato nel 1950. A questo punto della mia vita ho raggiunto 80 anni e provo una grande nostalgia per un passato veramente remoto e cioè quello della mia infanzia. Provo una forte seduzione per quel mondo e mi ritrovo proiettato verso il passato mentre forse dovrei guardare al futuro e fare testamento. Non ci riesco e quindi redarguito da mia moglie divento sempre più infantile e regredisco”. Un passato nel quale affonda le radici di un’Italia difficile da dimenticare quella che lo vedeva adolescente alla metà degli anni cinquanta: “Era l’Italia dei miei archetipi. Questo l’ho assunto da Federico Fellini, faccio come lui riferimento all’Italia nella quale si è formata la mia reale idea delle cose“.
“I racconti da ragazzino”
Molto de Il Signor Diavolo è dentro l’adolescenza di Pupi Avanti che riapre le sue porte del passato a La Repubblica. Il noto regista ci tiene a specificare alcune situazioni molto interessanti legate a quella che è stata la sua storia fin da quando era bambino: “Io sono stato chierichetto professionista, il mondo del diavolo dunque l’ho frequentato a fondo. Sono passato poi a fare il boyscout senza una soluzione di continuità. La sacralità del male andava a compensare quella del bene, sono così cresciuto in quel mondo là. Il dominio era evocato continuamente dai parroci durante la loro omelia e da lassù incutere timore raccontando un inferno che a confronto quello di Dante era da dilettanti“. Sono parole molto forti che ci fanno tornare indietro nel tempo, in un mondo così diverso da quello di oggi che è anche a tratti difficile da comprendere.