COLPO DI SCENA: PUTIN NON BOCCIA (DEL TUTTO) LA TREGUA USA-UCRAINA
Quando dal Cremlino erano state diffuse più di una “fonte” che mirava a criticare la proposta della tregua di 30 giorni fissata a Gedda dal lungo negoziato Usa-Ucraina, ecco la svolta che (forse) non ci si aspettava: il Presidente della Russia Vladimir Putin, parlando nella conferenza stampa al termine dell’incontro a Minsk con l’omologo alleato Lukashenko, non solo non boccia del tutto il piano di pace contrattato da Trump e Zelensky tramite i rispettivi inviati diplomatici. Il leader di Mosca in sostanza apre alla possibilità di una tregua, fissando gli ovvi (e arcinoti) “paletti” e condizioni care al Cremlino, ma senza per questo respingere in toto il tavolo dei negoziati.
«Siamo d’accordo con le proposte per un cessate il fuoco per porre fine alle azioni militari», spiega Putin a domanda lanciata dai giornalisti presenti nella capitale della Bielorussia, sottolineando come tale progetto di pace debba però partire da un presupposto che conduca ad una «pace duratura, rimuovendo le cause profonde della crisi tra Ucraina e Russia». In particolare, il Presidente russo giudica comunque buona l’idea presentata e negoziata dagli Stati Uniti dopo il confronto con l’Ucraina, ma come c’era da aspettarsi richiede uno sviluppo di negoziazione ulteriore, «sono questioni che dobbiamo ancora discutere», ha aggiunto Putin da Minsk. In poche parole, da Mosca si prende tempo per condurre in porto l’offensiva sul campo, ma con aperture che possono far proseguire i negoziati.
I temi affrontati all’interno della proposta di pace Usa-Ucraina (tregua totale di un mese, scambio prigionieri, negoziati di base per la fine del conflitto) dovranno essere alla fine stabili e concordati tra Russia e Usa, come ripetuto ancora dal leader del Cremlino nella conferenza stampa di oggi 13 marzo 2025, «abbiamo bisogno di consultazioni con l’America», probabilmente con una nuova telefonata tra i due leader Trump e Putin, prima dell’imminente e storico incontro che ancora deve essere programmato. Al netto di tutto, dopo aver parlato della tregua da “considerare”, il Presidente russo ringrazia ufficialmente il suo omologo americano per l’attenzione «che ha rivolto alla soluzione del problema in Ucraina».
PUTIN, LE CONDIZIONI E IL DISCORSO ALL’ESERCITO NEL KURSK (TEMA CHIAVE PER IL TIMING DELLA PACE)
È poi lo stesso Putin a confermare l’ipotesi di una telefonata con Trump che parta dalla conclusioni raggiunte nel vertice di Gedda fra Usa e Ucraina: «dobbiamo negoziare con i nostri colleghi americani, in una telefonata con il presidente Trump». L’elemento di massima vicinanza diplomatica tra Washington e Mosca – rileva il Presidente russo – è sul condurre con mezzi pacifici la conclusione della guerra da ormai 3 anni iniziata nell’est dell’Europa, per l’invasione dell’esercito russo nel Donbass.
Entrando nelle pieghe del conflitto attuale, Putin spiega alla platea (e in maniera più ampia e indiretta a tutto l’Occidente) come le negoziazioni inevitabili per condurre la tregua definitiva avranno come punto di partenza l’attuale situazione sul campo: tradotto per quanto successo nelle ultime 72 ore, la Russia sta spingendo per recuperare l’intera regione del Kursk, attaccata come controffensiva dall’esercito ucraino la scorsa estate. Lo scenario sul campo di guerra, aggiunge Putin, «in maniera rapida cambia a favore della Federazione Russa» ed è per questo motivo che l’ipotesi della tregua a questo punto viene vista come favorevole per Mosca.
Con le truppe che avanzano sul fronte – dunque sia Kursk che nei territori occupati in Ucraina – lo scenario per l’esercito di Zelensky è solo duplice: il tono si fa brutale con il Presidente russo che “invita” gli ucraini o ad arrendersi, oppure a morire. Un cessate il fuoco troppo “imminente”, conferma qui Putin con la sua diplomazia già intervenuta in giornata, sarebbe solo un vantaggio per Kiev e dunque serve un ulteriore round di negoziati con gli Stati Uniti per fissare il timing “comodo” per Mosca.
Come del resto aveva spiegato ancora ieri Putin nel suo discorso all’esercito nel Kursk – presentandosi con un’inedita tuta mimetica in “stile” Zelensky – il compito dei soldati al fronte è di liberare la regione, ripristinando la giusta frontiera e ampliando la «zona di sicurezza lungo il confine, il piano del nemico (di togliere forze dal Donbass per spostarle nel Kursk, ndr) è fallito del tutto». Un obiettivo piuttosto chiaro, ovvero il togliere una sorta di “carta” o “arma” negoziale che l’Ucraina avrebbe potuto mettere sul tavolo delle trattative per la tregua definitiva. Nel frattempo il Cremlino conferma che questa sera a porte chiuse si terrà l’incontro fra il Presidente Putin e l’inviato speciale degli Stati Uniti Steve Witkoff: sul tavolo, come ovvio che sia, la proposta di tregua negoziata con l’Ucraina.