Putin vuole un’Ucraina neutrale e che torni nella sfera di influenza della Russia. Non cambia linea, vuole gli oblast annessi con il referendum e conquistati con la guerra. E mette in guardia il nemico dall’utilizzo di bombe sporche, da attacchi alle centrali nucleari che potrebbero causare escalation dagli esiti imprevedibili.
Ma il vero motivo del contendere, in Ucraina come in Medio Oriente, lo ha ricordato lo stesso presidente russo nel discorso tenuto a San Pietroburgo: i conflitti in atto, spiega Marco Bertolini, generale della Brigata Folgore e comandante di numerose operazioni speciali in Libano, Somalia, Kosovo e Afghanistan, mettono a confronto il vecchio ordine unipolare che fa riferimento agli Stati Uniti e all’Occidente e il nuovo ordine la cui nascita Russia e Cina stanno gestendo. In questo contesto l’Iran è un tassello importante perché rappresenta un punto di riferimento energetico fondamentale per i BRICS, una delle facce attraverso cui il nuovo ordine multipolare alternativo a quello americano si presenta. Senza Teheran questo progetto subirebbe un colpo non da poco. Anche la guerra in Ucraina fa parte di questo scontro più ampio.
“Russi e ucraini sono lo stesso popolo, in questo senso possiamo dire che l’Ucraina è nostra”. Lo ha detto Putin, ribadendo però che riconosce l’indipendenza degli attuali nemici in guerra. Un avvertimento per dire che potrebbe cercare di prendersi tutto il Paese?
Ritengo che la possibilità militare di conquistare tutto il Paese non ce l’ha, a meno di fare uno sforzo bellico enorme. L’idea che ha dall’inizio dell’Ucraina è di un Paese che rientra nella sfera di influenza russa: la sua azione non è stata finalizzata a conquistare il Paese. Vuole che non sia ostile alla Russia, tornando alla situazione precedente al colpo di Stato di Euromaidan. A tutto questo ha aggiunto che vuole creare una fascia di sicurezza intorno a Sumy, senza necessariamente occupare la città.
Il Cremlino vuole un governo filorusso a Kiev?
Diciamo che pensa a un Paese nella sua sfera di controllo. Probabilmente percepisce il momento opportuno dovuto alla presenza di Trump e al fatto che ora non si parla più tanto della guerra in Ucraina: il focus è sul Medio Oriente e la Russia bene o male la sua guerra la sta vincendo. Putin è coerente con quello che ha sempre detto: non ha mai cercato di occupare tutta l’Ucraina, ma ha negato la legittimità della posizione di Zelensky, proprio per sottolineare che non vuole uno come lui alla presidenza: preferisce qualcuno che la pensa in maniera diversa.
Il rappresentante permanente di Mosca all’ONU, Vasily Nebenzy, ha dichiarato che se l’Ucraina vuole salvarsi occorrono subito negoziati costruttivi, proponendo di riaprire le trattative nei prossimi giorni. Una minaccia o un’offerta di pace?
È la linea che la Russia ha sempre tenuto: Putin vuole una trattativa, anche se naturalmente alle sue condizioni. È l’Ucraina che ha proibito per legge i contatti con Mosca per poi ripensarci, fino a chiedere un incontro di Zelensky con Putin. Il presidente russo non vuole neanche che venga messo in discussione il risultato dei referendum che hanno sancito l’annessione alla Russia di quattro oblast prima ucraini. Anzi, vuole che Kiev ceda quelle parti di territorio che i soldati russi non hanno ancora conquistato. Putin vuole tenersi quello che ha guadagnato sul campo, creare delle fasce di sicurezza e avere a Kiev un governo amico o almeno non nemico.
Il presidente russo ha messo in guardia, invece, dall’uso di una bomba sporca da parte ucraina, di quelle che provocano la dispersione di materiale radioattivo con una ricaduta in un territorio limitato. Il livello dello scontro può alzarsi fino a usare armi più pericolose?
Putin ha già accusato il colpo dell’attacco agli aeroporti in cui sarebbero stati distrutti 40 aerei. È stato un grosso successo di immagine da parte di Zelensky. Non credo tollererebbe altre situazioni del genere. Penso che il presidente russo tema qualche colpo contro le centrali nucleari, Zaporizhzhia o Kursk, potrebbe provocare un fallout radioattivo pericoloso.
Putin ha voluto precisare che la Russia non è in recessione: sta correndo questo pericolo?
A lungo andare certamente. Putin ha l’interesse a chiudere il più presto possibile la partita della guerra, anche per evitare la recessione, che pure non mi sembra all’ordine del giorno. Certo, se dovesse aprirsi un altro fronte in Medio Oriente o nel Baltico, dove la situazione non è affatto tranquilla, è chiaro che il problema si presenterebbe.
La Russia ha ribadito la volontà di realizzare un nuovo ordine mondiale, anzi di plasmarlo insieme alla Cina. Un aspetto di cui bisognerà tenere conto anche per risolvere la crisi ucraina?
Qui sta il nocciolo dello scontro in atto. Da una parte il vecchio ordine mondiale basato sull’unipolarismo occidentale, statunitense, dall’altra il multipolarismo nel quale sono protagoniste altre potenze: la Russia, la Cina e in generale i BRICS. Ciò che sta succedendo in Iran mette a rischio anche questo: Teheran per i BRICS rappresenta una risorsa importante per la produzione di petrolio e gas, per il fatto che vi transita la Via della seta e il collegamento Nord-Sud che da San Pietroburgo porta all’India. Credo che sia in atto uno scontro non tanto sul fatto che l’Ucraina debba appartenere a un Paese o sulla possibilità che Israele diventi una grande potenza regionale in Medio Oriente.
Qual è il punto allora?
C’è proprio il tentativo di preservare quest’ordine multipolare che sta nascendo e che ha anche nell’Iran uno dei suoi punti fermi. È chiaro che agli Stati Uniti farebbe comodo che tutto rimanesse così com’è adesso. Ed è altrettanto evidente che la Russia non ci sta, così come la Cina. In questo contesto l’Iran ricopre un ruolo importante. Cadendo Teheran il progetto di un emergente ordine multipolare conoscerebbe una battuta d’arresto.
(Paolo Rossetti)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.