IL PRIMO COMMENTO DEL PRESIDENTE PUTIN SUI COLLOQUI USA-RUSSIA AVVIATI A RIAD
Per comprendere l’impatto che hanno avuto i primi colloqui di “disgelo” tra Usa e Russia ieri in Arabia Saudita, sono le reazioni di forte tensione internazionale a raccontare di una giornata a suo modo storica: lo scontro a distanza fra Trump e Zelensky, i timori della UE, la preoccupazione della Cina di poter essere “tagliata fuori”, giusto per elencare i principali. Secondo il Presidente russo Vladimir Putin, intervenuto a margine di un evento politico a San Pietroburgo, l’avvio dei colloqui Usa-Russia per portare ad effettivi negoziati di pace in Ucraina è stato convincente e importante.
Di certo, per il Cremlino, si tratta di un passo avanti nelle relazioni geopolitiche dopo la sostanziale esclusione operata dall’Amministrazione Biden negli anni precedenti: l’incontro fra i Ministri degli Esteri rispettivi – Rubio e Lavrov – è solo il primo passo di un cronoprogramma che dovrebbe portare allo stesso tavolo Donald Trump e lo stesso Vladimir Putin. Sebbene sia impossibile dopo un solo incontro risolvere le tante questioni aperte e nodose – tra cui certamente la crisi in Ucraina – passi come quelli di Riad sono il modo per aumentare il livello di fiducia tra i due Paesi. Mosca fa sapere direttamente di voler entrare al tavolo delle trattative per cessare la guerra contro Kiev, denunciando però Ue e il Governo Zelensky di aver interrotto i contatti diplomatici contro il Cremlino (addirittura, ricorda Putin con punta di propaganda, in Ucraina è in vigore una legge che vieta di negoziare con la Russia).
LA “FRECCIATA” ALL’UCRAINA, LA CONFERMA SUI NEGOZIATI, IL REBUS SUL KURSK
Davanti alle critiche feroci lanciate da Bruxelles e da Kiev in merito alla mancanza di una componente importante al tavolo di Riad, tanto Trump quanto Putin hanno sottolineato che i colloqui di ieri servivano a ridare un principio di contatto diplomatico tra le due super potenze rimaste sostanzialmente “congelate” durante questi ultimi anni di sostegno americano alla causa ucraina contro l’invasione di Mosca nel Donbass. Per quanto riguarda però quello che sarà l’effettivo iter dei negoziati di pace a breve al via, Trump ha insistito al telefono con Putin – il quale lo conferma nel dialogo oggi con la stampa russa – di voler ad ogni costo la presenza dell’Ucraina, e pure dell’Unione Europea, al tavolo delle trattative.
Per questo motivo la frecciata del Presidente russo al nemico ucraino viene ribadita dopo che già negli scorsi giorni altre avvisaglie v’erano state: il Cremlino giudica «inutile isteria» la reazione dell’Ucraina alla mancata presenza nei colloqui di Riad: semmai ora v’è da capire come impostare i prossimi step, con Putin che ribadisce l’intento di preparare al meglio l’incontro con Donald Trump, «abbiamo il desiderio di tenere un incontro di questo tipo». A fine febbraio, ad inizio marzo, in primavera, diciamo comunque “quanto prima”: il cronoprogramma manca ancora ma l’intento delle parti è di affrettare le interlocuzioni, spedite dopo l’avvio in Arabia.
Parlando infine con la Tass, Putin ha sottolineato che le forze russe sono riuscite a sfondare la regione del Kursk entrando in territorio ucraino, in particolare con il reparto di brigata russa alle prese da settimane con il tentativo di rispedire l’esercito gialloblu al di là del confine: a tale notizia però non corrisponde conferma presso Kiev, che invece questo pomeriggio accusa il Cremlino di ulteriori falsità in quanto l’offensiva lanciata in estate contro il Kursk russo al momento non vedrebbe ancora la ritirata delle forze inviate da Kiev. Secondo il Ministero ucraino, un gruppo russo di ricognizione avrebbe sì tentato di entrare nel territori nemico, venendo però respinto e di fatto annientato.