Putin è alleato dell’Iran, ma in Israele molti ebrei russi sono in affari con la madre patria. Per una vera pace meglio non rivolgersi al capo del Cremlino
Che cosa c’entra Putin con l’Iran e perché dovrebbe fare da mediatore tra il regime degli ayatollah e Israele?
Innanzitutto sarebbe un modo per cercare di recuperare un minimo di consenso internazionale dopo l’invasione dell’Ucraina. Inoltre non possiamo dimenticare la vecchia teoria che aveva come maître-à-penser Alexandr Dugin, su una divisione bipolare del mondo: da una parte gli USA e l’Occidente, dall’altra l’alleanza euroasiatica, guidata dalla Russia e comprendente quel mondo islamico che in buona parte apparteneva all’Unione Sovietica.
Il trattato CSTO, che ho visto firmare sotto i miei occhi nel 2002 presso l’università euroasiatica di Astana, ne è un esempio. Oggi però c’è anche il problema che la guida di questo mondo antagonista nei confronti dell’Occidente sta per essere presa dalla Cina.
Putin non ha avuto relazioni facili con il mondo ebraico, visto che ha costruito una parte del suo potere con la lotta agli oligarchi di Eltsin: scorrendo i loro cognomi si può notare come molti di loro erano ebrei collegati ai centri di potere economico occidentale.
D’altra parte sono moltissimi gli immigrati provenienti dalla Russia e Paesi limitrofi che vivono in Israele e rappresentano una delle forze di sostegno a Netanyahu. Con il pragmatismo tipico della loro tradizione hanno già iniziato una serie di attività, ad esempio nel campo della sanità, in collaborazione con la Russia.
Del resto, basterebbe vedere quanti giornali in lingua russa si vendono nei chioschi di Gerusalemme, o scoprire che oggi esiste una nazionale di hockey su ghiaccio in Israele la cui origine è impossibile trovare nell’Antico Testamento. Tutti costoro pensano: “Siamo russi, di etnia ebraica, e come Abramovich potremmo rientrare in questo momento, in qualche modo, nel sistema di potere di Putin. Che poi se si tratta di appoggiare la lotta contro gli ucraini, con quello che hanno subito i nostri padri da alcuni di loro, perché no?”.
Non si può dimenticare poi che se un Iran con la bomba atomica preoccupa l’Occidente, di sicuro non lascia tranquilli nemmeno i russi, che sicuramente preferirebbero avere gli iraniani come loro protetti piuttosto che pericolosi alleati.
E allora dobbiamo auspicare una possibile mediazione di Putin (intenzione per altro negata dal capo del Cremlino in una dichiarazione di ieri, ndr)? Se è per ottenere una tregua, ben venga, ma per avere una “pace giusta”, come diceva ieri papa Francesco e oggi papa Leone XIV, dobbiamo aspettare un altro mediatore.
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