Quale è la vera origine del Coronavirus a oramai qualche mese di distanza dallo scoppio di quel focolaio di contagio a Wuhan (Cina) che ha dato vita a una pandemia con centinaia di migliaia di morti in tutto il mondo? Ad oggi, anche se i più validi ‘detective’ nel campo della genetica e della virologia stanno seguendo delle ottime piste, rimane un piccolo mistero: la tesi più accreditata e oggettivamente quella su cui si lavora è quella dell’origine animale, anche se al momento capire bene quale sia la specie incriminata è oggetto di discussione con i pipistrelli tra i maggiori indiziati, mentre non accennano a placarsi le congetture secondo cui la SARS-CoV-2 sia stata creata in un laboratorio o che sia sfuggita al controllo delle autorità cinesi nel corso di un esperimento. Ad ogni modo l’incertezza è dovuta soprattutto al fatto che di questo virus sappiamo ancora (relativamente) poco e quindi è possibile che dopo i pipistrelli il Coronavirus sia passato prima a una specie animale ‘intermedia’ prima di colpire l’uomo. Quale è dunque l’origine del Covid-19 stando allo stato dell’arte degli ultimi studi? Andiamo con ordine.
QUALE E’ L’ORIGINE DEL COVID-19? LA TESI ‘ANIMALE’ E QUEL PIPISTRELLO…
Secondo alcuni scienziati sarà difficile tracciare con precisione l’origine del virus e dunque spegnere definitivamente le illazioni a proposito del famigerato laboratorio di ricerca a Wuhan, coincidenza che potrebbe aver dato la stura a una serie di tesi oggi mai veramente dimostrate. Proviamo a passare in rassegna le tre ipotesi forti su cui si concentrano le attenzioni della scienza oltre che del mondo politico (in particolare quella dell’amministrazione guidata da Donald Trump in relazione al secondo caso) ovvero l’origine animale, le speculazioni a proposito del laboratorio cinese e infine la possibile produzione del virus in natura. L’origine dal mondo animale: gli ultimi studi spiegano che il virus responsabile della pandemia sarebbe simile a quelli rinvenuti nei cosiddetti Rhinolophidae, ovvero la famiglia dei pipistrelli ‘a ferro di cavallo’: pare che uno di questi esemplari rinvenuto nella provincia di Yunnan presentasse un Coronavirus che condivide circa il 96% del codice genetico con il SARS-CoV-2 (anche se va ricordato che gli antenati di questi pipistrelli provenivano da Myanmar e Lao). Dunque se il Covid-19 potrebbe essere passato direttamente da questa specie all’uomo, rimane comunque in piedi l’ipotesi che vi sia stato un ‘passaggio intermedio’ (come accadde per lo zibetto per la SARS1). In quel caso tuttavia ci vollero 15 anni di studi per arrivare a risolvere il… caso. I detrattori di tale teoria sapranno attendere tanto?
LA CONGETTURA SUL LABORATORIO DI WUHAN: PRO E CONTRO
Passando alla seconda ipotesi, ovvero la genesi in un laboratorio cinese di massima sicurezza da cui il nuovo Coronavirus sarebbe scappato: secondo molti quel centro di ricerca pare avesse ‘in dotazione’ dei virus correlati alla SARS-CoV-2 ma, se è improbabile che l’agente patogeno sia fuoriuscito in qualche modo bizzarro, meno campata in aria è la teoria secondo cui uno degli scienziati che lavorano in quel laboratorio possa essere stato infettato da un campione del virus o da uno degli animali tenuti al suo interno. A contribuire alla foschia che avvolge la vicenda sono anche le mancate risposte che il Wuhan Institute of Virology non ha dato alla rivista “Nature” a proposito del coinvolgimento del centro di ricerca; in passato si sono verificati dei casi simili (a Pechino nel 2004) ma al momento non vi sono prove che un incidente del genere abbia realmente avuto luogo, ma come spiegano gli scienziati “determinare se vi sia stata una fuga involontaria del virus è più questione che riguarda le indagini delle autorità competenti e della polizia scientifica” casomai. Anzi molti sperano che più accurate indagini vengano effettuate al fine di mettere fuori gioco definitivamente questa ipotesi, anche se ci si trova di fronte al paradosso che da una parte c’è la poca trasparenza dell’istituto e dall’altra l’evidenza che il laboratorio non può continuare a insabbiare tutto col rischio che un nuovo incidente simile si ripeta, cosa che questa volta potrebbe portare il Governo di Pechino a non coprire più eventuali errori ma a punire i colpevoli.
“IL CORONAVIRUS E’ UN PRODOTTO DELL’AMBIENTE NATURALE”
E infine passiamo al terzo filone di indagini, ovvero la possibile origine naturale del SARS-CoV2, ovvero che il virus sia essenzialmente il prodotto dell’ambiente. Tesi a suo modo suggestiva che è stata avanzata da alcuni gruppi di scienziati dopo aver analizzato il genoma dell’agente patogeno e che li ha portati a stabilire che sarebbe “emerso naturalmente e non da un laboratorio”. In sintesi, come si afferma in uno studio pubblicato a marzo su “Nature Medicine”, il virus avrebbe alcune caratteristiche davvero inusuali e che potrebbero essere il risultato di un processo totalmente naturale. Durante le ricerche si usa di solito l’RNA di un Coronavirus esistente come modello di partenza ma in questo caso pare che nessuno degli RNA conosciuti sarebbe utilizzabile come “backbone”, ovvero spina dorsale, per dare vita al Covid-19. Non solo: anche i recettori che il virus usa per legarsi alle cellule presenterebbero delle caratteristiche inedite e che, ancora più che in passato, questo nuovo agente patogeno presenta una grandissima facilità a legarsi alle cellule umane. “Nemmeno creandolo in laboratorio si potrebbe ottenere un risultato simile” è stato spiegato, dando così credito alla teoria di una ‘selezione naturale’ per il virus.
Infine, almeno per il momento, il genoma del virus non mostra quei segni inequivocabili per cui potrebbe essere stato manipolato. Insomma, potrebbe volerci molto tempo e forse non è nemmeno certo che sarà possibile provare al 100% quale sia stata l’origine del nuovo Coronavirus ma una cosa è certa e mette d’accordo tutti gli scienziati: il Covid-19 è stato un ‘avvertimento’ e nuove malattie respiratorie potrebbero emergere nei prossimi anni e ancora poco viene fatto dai vari Governi del mondo per prepararsi a questa evenienza…