Protagonista questa sera della diretta di ‘Le Iene presentano: Inside‘, la cosiddetta Quarta mafia è in assoluto quella più ignorata e dimenticata tra le tante attive sul nostro territorio, dedita a tutte quelle attività a cui siamo (purtroppo) ben abitate tra omicidi, estorsioni, pizzo e rapine – con la variante dell’assalto ai furgoni portavalori – e proprio per via della sua capacità di non farsi notare, da molti considerata anche più insidiosa di realtà ben più note come la ‘Ndrangheta, Cosa nostra e la Camorra.
Proprio al fatto di essere la quarta mafia per importanza sul nostro territorio deve il suo nome, anche se in realtà al suo interno sembra essere organizzata in tre differenti clan tra la Società foggiana, il Clan del Gargano e il clan di Cerignola.
La nascita della Quarta mafia è di per sé una storia del tutto singolare perché il suo affacciarsi sulla cronaca nera italiana si deve a quella guerra che scoppiò negli anni ’70 tra la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo e la Nuova famiglia di Michele Zaza, dei fratelli Nuvoletta e da Antonio Bardellino: durante la battaglia gli esponenti della Nco furono spediti nelle carceri foggiane e da lì hanno iniziato a fare proseliti fino al 5 gennaio del 1979 in cui lo stesso Cutolo proclamò la nascita della ‘Grande camorra pugliese’ durante una riunione all’Hotel Florio.
Dopo la disfatta della Nco il gruppo pugliese iniziò a conquistare la sua progressiva autonomia e con il nascere della Sacra corona unita (che risponde a tutti gli effetti al più ampio gruppo della ‘Ndrangheta, ma che oggi è stata pesantemente indebolita) si affacciò anche la Società foggiana: quello fu l’atto di nascita della Quarta mafia con il Clan del Gargano e quello di Cerignola che si svilupparono autonomamente (il primo da una faida tra famiglie, il secondo da un accordo tra le famiglie Piarulli e Di Tommaso).
Com’è organizzata la Quarta mafia: le tre diramazioni, le attività principali e alcuni noti colpi organizzati negli anni
L’organizzazione della Quarta mafia è largamente ispirata a quella della ‘Ndrangheta con le tre diramazioni che tra loro hanno pochissimi contatti e nessun tipo di coordinamento: ognuna agisce in un territorio piuttosto ben delimitato cercando di non sfociare nei territori altrui e di non danneggiare le attività dei vicini; mentre non sono mancati casi di alleanze (quasi mai faide, almeno non di sangue) che tuttavia non hanno intaccato l’ecosistema attuale della Quarta mafia, arrivata ad estendersi – soprattutto grazie ai Piarulli detti non a caso ‘i milanesi’ – fino al Nord ed oggi ha intrecci che si estendono dalle istituzioni fino agli imprenditori e alle realtà territoriali.
Di fatto ognuna delle tre diramazioni della Quarta mafia compie una serie precisa di attività: se dal lato della Società foggiana – oltre alle classiche attività come lo spaccio che tornano per ognuna delle tre – è soprattutto dedita all’estorsione esercitata sia sul territorio che sugli imprenditori in visita nel foggiano e dall’altro lato il Clan del Gargano si parla di controllo delle attività economiche, condizionamenti politici e narcotraffico (a loro si deve buona parte dell’hashish che arriva in Italia dall’Albania).
Il Clan di Cerignola si è specializzato nell’attività dell’assalto a portavalori e caveau, caratterizzato da una rigida organizzazione paramilitare e dal traffico di armi di ogni tipo dai Balcani.
Di fatto le attività degne di nota e ricondotte alla Quarta mafia sono parecchie e in larga parte non ancora scoperte – anche perché ad oggi il fenomeno del pentimento è piuttosto raro -, ma vale certamente la pena ricordare l’agguato nel 2017 a San Marco in Lamis al boss Mario Luciano Romito (colpevole di aver incastrato con le autorità le famiglie garganiche dei Li Bergolis e dei Lombardi), quella lunga serie di esplosioni ai danni degli esercenti nel foggiano nel 2022 e il furto di 1,5 quintali di oro nel 2011 dal portavalori di una ditta di Arezzo: azioni impuntate – rispettivamente – al Clan del Gargano, alla Società foggiana e al Clan di Cerignola.