R. Kelly accusato di abusi sessuali e condannato a 30 anni di prigione
È arrivata la sentenza su R. Kelly, il re del rhythm and blues. Secondo quanto riportato dalla BBC News, il cantante statunitense è stato condannato a 30 anni di prigione federale per abusi sessuali. A settembre una giuria di New York aveva condannato l’artista, di 55 anni, per reati commessi nell’arco di tre decenni nell’ambito dell’industria musicale. Robert Sylvester Kelly, questo il suo vero nome, ha già trascorso tre anni in carcere e attualmente deve affrontare accuse penali separate in altri tre casi.
Il processo era iniziato lo scorso 18 agosto 2021 e ha potuto contare sulla presenza di circa 50 testimoni, finite nella sua rete criminale. All’interno di questa rete R. Kelly avrebbe sfruttato sessualmente donne e ragazze minorenni abusandone fisicamente e sessualmente. Il processo che lo riguardava, svoltosi a New York, prevedeva un totale di 9 capi d’accusa.
R. Kelly, le testimonianze contro di lui e la compromissione della carriera
Le accuse di abusi sessuali avevano coinvolto R. Kelly già dagli anni ’90 e nel 2002 era stato incriminato per accuse di pedopornografia: nel 2008, tuttavia, era stato assolto. 13 anni dopo, nel settembre 2021, è stato ufficialmente giudicato colpevole. Tantissime le testimonianze di donne e ragazze che hanno rivelato di essere state abusate dal cantante. “Ricordo che mi ha chiesto la mia età. Quando ho detto che avevo 17 anni, ha detto che andava bene” la testimonianza di una donna presente al processo dell’agosto 2021.
Autore di celebri brani come la memorabile I believe I can fly, R. Kelly ha vissuto una carriera di grandi successi vincendo numerosi Grammy Awards e American Music Awards. Carriera irrimediabilmente compromessa dalle accuse pendenti su di lui, che l’hanno portato ad essere estromesso da tutte le principali piattaforme social. Oltre ad Instagram, Twitter e Facebook, anche Youtube ha preso posizione mettendo al bando il suo canale e dunque cancellandolo dalla piattaforma.