Lunedì la Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza di assoluzione nei confronti di Raffaele Lombardo, che ha visto terminare un’Odissea giudiziaria lunga tredici anni. Accusato di concorso esterno e di corruzione elettorale con l’aggravante di aver favorito la mafia, l’ex presidente di Regione Sicilia ha spiegato ai microfoni del Dubbio di ritrovarsi oggi completamente scagionato ma con la carriera politica distrutta.
“Non riesco a provare né soddisfazione, né sollievo, semmai una grande amarezza. La mia vicenda giudiziaria ha investito la mia vita e mutato la storia della mia terra”, le sue parole: “Nel marzo del 2012 il gip dispose una imputazione coatta rispetto alla richiesta di archiviazione della Procura, che argomentava come non ci fossero gli elementi per sostenere l’accusa, e aveva ragione. Mi dimisi da presidente della Regione e una stagione di radicali riforme ebbe termine”.
Parla Raffaele Lombardo
“Un danno incalcolabile e aggiungo irreparabile, per la mia reputazione, il mio onore, la mia famiglia, la mia iniziativa politica”, ha spiegato Lombardo ripercorrendo la sua carriera politica, dalla fondazione nel 2005 del Movimento per l’Autonomia, e sottolineando la facilità del dare del “mafioso” a un politico: “Conviene agli avversari ed eccita i populisti e una certa antimafia di facciata. Devo dire che la gente che mi conosce d’antica data e che conosce i miei familiari, le mie frequentazioni, i miei discorsi e le mie azioni, non ci ha mai creduto”. Lombardo si è anche soffermato sulla gogna mediatica: “Il fatto che ricordo con maggiore amarezza e sconcerto è stato “l’avviso di garanzia a mezzo stampa”, lanciato dal quotidiano Repubblica il 29 marzo 2010 e, paradossalmente, smentito dalla Procura. Ancora più sconcertante fu il seguito. Ad aprile, lo stesso quotidiano trasmetteva “l’avviso di arresto”, che, ancora una volta, veniva smentito dalla Procura. Ancora, mentre stavo maturando la scelta di dimettermi, inseguito dal susseguirsi altalenante di queste notizie, successivamente la Procura, nell’ottobre del 2011, chiedeva l’archiviazione. Incredibile, ma vero”.